IL LAICATO NELLA CHIESA POST CONCILIARE

Da Lumen gentium 33: “I laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per loro mezzo. Così ogni laico, in virtù dei doni che gli sono stati fatti, è testimone e insieme vivo strumento della stessa missione della Chiesa ‘secondo la misura del dono del Cristo’ (Ef 4,7)”.

Il cammino del laicato cattolico dell’epoca post-conciliare è un cammino molto ricco, pieno di frutti che il magistero conciliare ha generato nella vita di tanti fedeli. Quanti laici, uomini e donne del nostro tempo, grazie al Concilio Vaticano II hanno scoperto la bellezza della loro vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo. La “nuova stagione aggregativa” dei fedeli nata grazie al Concilio ha visto sorgere tante nuove comunità e movimenti ecclesiali di straordinario slancio missionario e di potente capacità educativa umana e cristiana. E ancora, le forme concrete di impegno e di corresponsabilità dei laici per la vita e per la missione delle comunità cristiane, grazie alla valorizzazione e diffusione dei ministeri non ordinati e dei consigli pastorali diocesani e parrocchiali.

Il Santo Padre vuole aprire nella Chiesa una nuova tappa di evangelizzazione, caratterizzata dalla gioia propria del Vangelo. Incalza tutti noi con le sue esortazioni, tra tutte “Non lasciamoci rubare la gioia di evangelizzare!”. Papa Bergoglio sogna un laicato capace di mettere al centro della propria vita la Persona di Gesù Cristo e il suo Vangelo; un laicato animato dalla «dinamica … dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre»; un laicato “in uscita” verso le periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo, pronto ad affrontare tante povertà materiali e spirituali di questo tempo. Ma come essere veramente, in quanto cristiani, sale della terra e luce del mondo, nonché lievito evangelico che trasforma la realtà terrena dal di dentro? Per noi cristiani, infatti, il problema fondamentale è quello di essere insignificanti nel mondo per colpa nostra; il problema è divenire un sale che ha perso il sapore.

Questo tempo richiede, specialmente da parte dei fedeli laici, una spiccata capacità di discernimento. Il Santo Padre dice: «È importante leggere la realtà guardandola in faccia. … ma anche viverla senza paure, senza fughe e senza catastrofismi. Ogni crisi, anche quella attuale, è un passaggio, il travaglio di un parto che comporta fatica, difficoltà, sofferenza, ma che porta in sé l’orizzonte della vita, di un rinnovamento, porta la forza della speranza». Questo discernimento – a parere del Santo Padre – deve portare i laici del nostro tempo ad assumersi con particolare urgenza il compito della custodia del creato, di acquisire una sensibilità particolare per il dono della creazione che ci è stato affidato da Dio e un profondo senso di responsabilità nel custodire, preservare e consegnare alle future generazioni questo tesoro prezioso della “casa comune” che è la nostra terra. (Tratto da La vocazione dei laici dal Concilio a oggi – S. Rylko)

PENSIERI

Si attribuiscono a Michelangelo Buonarroti queste parole: «Ogni blocco di pietra ha al suo interno una statua ed è compito dello scultore scoprirla». Se questo può essere lo sguardo dell’artista, molto più Dio ci guarda così ….. Sempre il suo sguardo d’amore ci raggiunge, ci tocca, ci libera e ci trasforma facendoci diventare persone nuove. … Preghiamo, fratelli e sorelle, perché il Popolo di Dio, in mezzo alle vicende drammatiche della storia, risponda sempre più a questa chiamata. Invochiamo la luce dello Spirito Santo, affinché ciascuno e ciascuna di noi possa trovare il proprio posto e dare il meglio di sé in questo grande disegno! (Dall’omelia di Papa Francesco Roma, 8 maggio 2022)

MARIA NOSTRO FARO

Essere “patrona della Congregazione” significa che Maria Immacolata è contemporaneamente quella che ci protegge e quella che intercede per noi. Essa fu docile allo Spirito. Maria aderisce con tutto il suo essere al disegno di Dio su di lei, man mano che Dio glielo fa conoscere. È a questo che gli Associati sono chiamati: divenire degli uomini e delle donne della volontà di Dio, essere disponibili a rispondere ai suoi appelli, e questo come servitori e amici di Gesù. Gli Associati, a causa della loro fede, della loro speranza e del loro amore, sono figli e figlie della Chiesa, essi sono chiamati, come Maria e con essa, a cooperare alla grande opera della redenzione del mondo: “accogliere Cristo per donarlo al mondo, di cui è la speranza”. (da Carisma oblato e associati laici, di p. Fernand Jetté OMI)

“In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. …… Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.”

…..Il nostro riunirci come Congresso Mondiale del Laicato Oblato ha molto a che fare con il Vangelo che abbiamo ascoltato. Parla di una donna in travaglio che sta per partorire. La nostra Famiglia Oblata è come quella donna in travaglio, pronta a partorire! Sta per nascere qualcosa di nuovo. (Dall’omelia di P. Louis Lougen, OMI – 27 maggio 2022)

LAICI TESTIMONI DI SANTITÀ

Vittorio Trancanelli era sposato e aveva figli. Era un medico. Faceva bene il suo lavoro perché studiava e perché aveva a cuore le persone che incontrava. Sapeva unire competenza e passione in un continuo dono di sé che lo consacrava al servizio dei fratelli e per Vittorio il dono di sé ha preso la forma della chirurgia, così ha preparato la materia del Regno curando i malati. Ha fatto tutto questo da laico, cioè nelle condizioni ordinarie di vita di tutti: vestiva come i suoi colleghi, lavorava in mezzo a loro, aveva una casa come tutti, moglie e figli come tanti. In queste condizioni, mescolato agli altri come il sale al cibo o il lievito alla pasta, ha testimoniato il Vangelo là dove nessun presbitero sarebbe potuto entrare. Questo è stato Vittorio: molti di quelli che l’hanno incontrato hanno potuto riconoscere in lui l’amore del Padre anche senza mettere piede in chiesa o accostarsi ai sacramenti. E così la Chiesa, in lui, è arrivata dove non sarebbe potuta mai arrivare: fin dentro la sala operatoria e nell’intimità di una famiglia. Solo un laico poteva farlo. Un laico totalmente consegnato a Cristo.