Un ultimo e molto bello articolo chiude questo capitolo sulla missione della Congregazione, quello su Maria Immacolata. Il suo contenuto si applica pienamente all’Associato, come allo stesso Oblato. 

«Maria Immacolata è la patrona della Congregazione. Docile allo Spirito, ella si è consacrata interamente, come umile serva, alla persona e all’opera del Salvatore. Nella Vergine, attenta ad accogliere Cristo per donarlo al mondo, di cui è la speranza, gli Oblati riconoscono il modello della fede della Chiesa e della propria fedeAvranno Maria sempre per Madre. Vivranno le sofferenze e le gioie di missionari in grande intimità con lei, madre di misericordia. Dovunque il loro ministero li porterà, cercheranno di promuovere una devozione autentica alla Vergine Immacolata, prefigurazione della vittoria finale di Dio su ogni male».

È a Roma, sembra, che Eugenio de Mazenod abbia deciso di porre la sua famiglia religiosa sotto il patrocinio di Maria Immacolata. Già, in un certo senso, Maria era la madre dell’Istituto. Era stata lei, difatti, che aveva confermato il P. de Mazenod nella fondazione della sua opera. Il 15 agosto del 1822, egli aveva eretto nella chiesa della Missione a Aix una statua della Vergine sotto il titolo dell’Immacolata Concezione. Egli confida al P. Tempier i sentimenti che l’avevano animato quel giorno: “Io personalmente credo di essere debitore (a Maria) di un sentimento, non dico mai provato finora, ma certo non come al solito. Non potrei esprimerlo con precisione perché è composto di vari elementi, ma tutti si riferiscono a un solo oggetto: la nostra cara Società. Mi pareva di vedere e toccar con mano che essa contiene in germe virtù altissime e potrebbe compiere un bene immenso. La trovavo una buona Società e tutto in lei mi sembrava encomiabile: mi piacevano le sue Regole e i suoi Statuti, il suo ministero mi pareva sublime, com’è effettivamente. Trovavo in lei mezzi sicuri di salvezza, anzi infallibili per come li vedevo” (Lettera del 15 agosto 1822 in Lettres, t. 6, p. 99).

Essere “patrona della Congregazione” significa che Maria Immacolata è contemporaneamente quella che ci protegge e quella che intercede per noi in modo particolare presso suo Figlio, quella che è nostro modello e ispiratrice. Essa è il modello del nostro dono a Dio. “Docile allo Spirito, Maria si è interamente consacrata, come umile serva, alla persona e all’opera del Salvatore”. Qui è l’atteggiamento generale di Maria che è proposto all’Associato. Essa fu docile allo Spirito, essa ha risposto un sì incondizionato all’invito di Dio: “Sono la serva del Signore; si faccia di me secondo la tua parola!” (Lc 1, 38). Da quel momento essa è stata interamente consacrata alla persona e all’opera del Salvatore. Nella fiducia e nell’amore, Maria aderisce con tutto il suo essere al disegno di Dio su di lei, man mano che Dio glielo fa conoscere. Essa guarda gli eventi, li medita nel suo cuore e s’impegna nell’adempimento della volontà di Dio. È a questo che gli Associati sono chiamati: divenire degli uomini e delle donne della volontà di Dio, essere disponibili a rispondere ai suoi appelli, e questo come servitori e amici di Gesù. Essa è il modello del nostro zelo.

Nella Vergine, attenta ad accogliere Cristo per donarlo al mondo, di cui è la speranza, gli Oblati (e gli Associati) riconoscono il modello della fede della Chiesa e della propria fede”. Il fiat di Maria fu un fiat di accoglienza e, in essa, gli fu dato di ricevere il Verbo di Dio, che si unisce alla natura umana nel suo seno: “Egli si è incarnato nella Vergine Maria e si è fatto uomo” (Credo). Il Figlio di Dio è Figlio di Maria. Tra Gesù e Maria esiste la più stretta unione: unione fisica, quella della madre con suo figlio, ma soprattutto unione spirituale. Tuttavia Maria ha ricevuto Gesù per donarlo al mondo. Essa fu scelta non per gioire esclusivamente della presenza del Cristo, ma per donarlo agli uomini e accompagnarlo discretamente durante la sua vita pubblica, nella passione e nella risurrezione. Il fiat di Maria fu un fiat missionario: accogliendo il Verbo di Dio, Maria si è impegnata con lui nella sua missione di salvezza universale. “Dio ha inviato il suo Figlio nel mondo non per giudicare il mondo, ma per salvarlo per mezzo di lui” (Gv 3,17). È questo ugualmente l’orientamento della nostra vita. Come Associati, siete chiamati a sviluppare “in unione con Maria Immacolata”, una profonda “intimità con Cristo” (C 36), a diventare “altri Gesù Cristo”, non solamente per godere della sua presenza, ma per rivelarlo agli uomini e far loro scoprire “chi è il Cristo”. Essa è il modello della nostra fede.

Tutte queste realtà sono al centro della fede cristiana. Maria è colei che precede la Chiesa, e precede anche noi, nel nostro pellegrinaggio di fede. Essa è, nello stesso tempo, figlia e madre della Chiesa. La sua vita fu “nascosta con Cristo in Dio” (Col 3,3), come lo ricordava Giovanni Paolo II (22 maggio 1988) e per questo essa ha partecipato più di ogni altra creatura all’opera della salvezza del mondo. Gli Associati, a causa della loro fede, della loro speranza e del loro amore, sono figli e figlie della Chiesa, essi sono chiamati, come Maria e con essa, a cooperare alla grande opera della redenzione del mondo: “accogliere Cristo per donarlo al mondo, di cui è la speranza”. 

Il secondo paragrafo dell’articolo 10 indica i principali doveri e atteggiamenti che trae con se, per gli Associati, il patrocinio di Maria Immacolata.  

  1. Guardare sempre Maria come la propria madre. Ciò vuol dire un atteggiamento di fiducia, di semplicità, di rispetto e di affetto filiale.
  2. Vivere con Maria le loro sofferenze e le loro gioie di missionari. Questa frase va nello stesso senso della precedente, ma le aggiunge un complemento importante: sviluppare nell’anima dell’Associato, una vera amicizia, una specie di unione spirituale, specialmente nella dedizione al servizio degli altri. Maria, madre di misericordia, può essere per l’Associato, come per Gesù, una presenza intima benefica, che lo custodisce fedele a Dio attraverso le sue sofferenze e le sue gioie.
  3. Promuovere una devozione autentica verso la Vergine Immacolata. Era questo un ardente desiderio del nostro Fondatore: che i suoi discepoli avessero a cuore di far conoscere ed amare Maria e propagare il suo culto. Non si può essere Associato e non parlare mai della Madonna. Parlare di Maria è più difficile oggi che in altri tempi: le mentalità sono cambiate, il linguaggio si è modificato, la teologia stessa si è evoluta. Il nostro linguaggio deve essere semplice, esatto. Parlare di Maria sempre in relazione a Cristo e alla Chiesa, parlare di Maria appoggiandosi sulle realtà più certe della sua vita e del suo mistero, avere a cuore di confermare le proprie sorelle e i propri fratelli cristiani nella loro fiducia in Maria e sviluppare in loro una devozione chiara, profonda, illuminata.

Infine, in questo linguaggio su Maria, bisognerebbe che i cristiani vedessero che gli Associati siano coscienti dei bisogni, delle sofferenze, degli appelli del mondo odierno: una migliore divisione delle ricchezze, la pace nel mondo, il rispetto della vita familiare e dei diritti umani, la liberazione integrale dell’uomo. la dignità della donna. In una parola, che Maria Immacolata sia per gli Associati e per tutti coloro ai quali essi si rivolgono una vera fonte di speranza: “la prefigurazione della vittoria finale di Dio su ogni male!”.

(da Carisma oblato e associati laici, di p. Fernand Jetté OMI)


Un último artículo y muy bello cierra este capítulo sobre la misión de la Congregación, el artículo sobre María Inmaculada. Su contenido se aplica plenamente al asociado, como al oblato mismo.

María Inmaculada es la patrona de la Congregación. Dócil al Espíritu, se consagró enteramente, como sierva humilde, a la persona y a la obra del Salvador. En la Virgen que recibe a Cristo para darlo al mundo del que es única esperanza, los oblatos reconocen el modelo de la fe de la Iglesia y de la suya propia.

La tienen siempre por Madre. Viven sus alegrías y sufrimientos de misioneros en íntima unión con ella, Madre de misericordia. Y dondequiera que los lleve su ministerio, tratan de promover una devoción auténtica a la Virgen Inmaculada, que prefigura la victoria definitiva de Dios sobre el mal.

Es en Roma, al parecer, donde Eugenio de Mazenod decidió poner a su familia religiosa bajo el patrocinio de María Inmaculada. Ya, en un sentido, María era la madre del Instituto. Era ella, en efecto, la que había confirmado al Padre de Mazenod en la fundación de su obra. El 15 de agosto 1822, había erigido en la iglesia de la Misión de Aix una estatua de la Virgen bajo la advocación de la Inmaculada Concepción. Confía al P. Tempier qué sentimientos lo habían animado, ese día: “Creo deber [a María] un sentimiento particular que he experimentado hoy, no digo precisamente más que nunca, pero ciertamente más que de ordinario. No lo definiré bien porque encierra muchas cosas que se relacionan, sin embargo, todas con un solo objeto, nuestra querida Sociedad. Me parecía ver, tocar con el dedo, que llevaba dentro el germen de muy grandes virtudes, que podría hacer un bien infinito; la encontraba buena, todo me gustaba en ella, amaba sus reglas, sus estatutos: su ministerio me parecía sublime, como lo es en efecto, Encontraba en su seno medios de salvación seguros, infalibles incluso, de la manera como se presentaban a mí” (Carta, 15 de agosto 1822; en Lettres, t. 6, p. 99). Ser “patrona de la Congregación”, eso significa que María Inmaculada es a la vez la que nos protege y nos guarda, la que intercede por nosotros de forma particular ante su Hijo, la que nos sirve asimismo de modelo y de inspiración.

Es el modelo de nuestro don a Dios. “Dócil al Espíritu, María se consagró enteramente, como sierva humilde, a la persona y a la obra del Salvador”. Aquí, es la actitud general de María que es propuesta al asociado. Fue dócil al Espíritu, ha respondido un sí incondicional a la invitación de Dios: “¡He aquí la esclava del Señor; hágase en mí según tu palabra!” (Lc 1, 38). Desde entonces, estuvo enteramente consagrada a la persona y a la obra del Salvador. En la confianza y el amor, María se adhiere con todo su ser al designio de Dios sobre ella, a medida que Dios se lo da a conocer. Mira los acontecimientos, los medita en su corazón y se compromete en el cumplimiento de la voluntad de Dios. Es a lo que los asociados están llamados: llegar a ser hombres y mujeres de la voluntad de Dios, estar disponibles para responder a sus llamadas, y esto como servidores y amigos de Jesús.

Es el modelo de nuestro celo: “En la Virgen que recibe a Cristo para darlo al mundo del que es única esperanza, los oblatos reconocen el modelo de la fe de la Iglesia y de la suya propia”. El fiat de María fue un fiat de acogida, que le ha hecho recibir, en sí, el Verbo de Dios, que se une a la naturaleza humana en su seno: “Se encarnó de María, la Virgen, y se hizo hombre” (Credo). El Hijo de Dios es Hijo de María. La unión más estrecha existe entre Jesús y María: unión física, la de la madre y de su hijo, pero sobre todo unión espiritual. María, sin embargo, ha recibido a Jesús para darlo al mundo. Fue escogida no para gozar exclusivamente de la presencia de Cristo, pero para entregarlo a los hombres y acompañarlo discretamente en el camino de su vida publica, de su pasión y de su Pascua el fiat de María fue un fiat misionero: acogiendo al Verbo de Dios, María se comprometía con él en su misión de salvación universal: “Dios no ha enviado a su Hijo al mundo para juzgar al mundo, sino para que el mundo se salve por él” (Jn 3, 17). Es igualmente la orientación de sus vidas. Como asociados, están llamados a intensificar, “en unión con María Inmaculada”, una profunda “intimidad con Cristo” (C. 36), a ser “otros Jesucristo”, no sólo para gozar de su presencia, sino para revelarlo a los hombres y hacerles descubrir “quién es Cristo”.

Es el modelo de nuestra fe. Todas estas realidades están en el centro de la fe cristiana. María es la que precede a la Iglesia, y nos precede a nosotros mismos, en nuestra peregrinación de fe. Es, al mismo tiempo, hija y madre de la Iglesia. Su vida estuvo “oculta con Cristo en Dios” (Col 3, 3), como lo recordaba Juan Pablo II (22 de mayo 1988) y, de ese modo, ha participado más que cualquier otra criatura en la obra de la salvación del mundo. Los asociados, por su fe, su esperanza y su amor, son hijos e hijas de la Iglesia, están llamados, como María y con ella, a cooperar en la gran obra de la redención de mundo: “recibir a Cristo para darlo al mundo del que es única esperanza”.

El segundo párrafo del artículo 10 indica los principales deberes y actitudes que lleva consigo, para los asociados, el patrocinio de María Inmaculada: 1. siempre tener a María por madre. Esto quiere decir una actitud de confianza, de sencillez, de respeto y de afecto filial; 2. vivir con María sus sufrimientos y sus alegrías de misioneros. Esta frase va en el mismo sentido que la anterior, pero le aporta un complemento importante: desarrollar en el alma del asociado, una verdadera amistad, una especie de unión espiritual con María, especialmente en la entrega al servicio de los demás. María, Madre de misericordia, puede ser para el asociado, como para Jesús, una presencia íntima benéfica, que lo mantiene fiel al Dios santísimo a través de sus sufrimientos y sus alegrías; 3. promover una devoción auténtica a la Virgen Inmaculada. Era ése un ardiente deseo en nuestro Fundador: que sus discípulos pongan empeño en dar a conocer y en hacer amar a María, en propagar su culto. No se puede ser asociado y no hablar nunca de la santísima Virgen. Hablar de María es más difícil que en otro tiempo: las mentalidades son diferentes, el lenguaje se modificó, la teología misma ha evolucionado. Nuestro lenguaje debe ser sencillo, sobrio, exacto. Hablar de María siempre en referencia a Cristo y a la Iglesia; hablar de María fundándose en las realidades más ciertas de su vida y de su misterio; tener empeño en confirmar a sus hermanas y hermanos cristianos en su confianza en María y en desarrollar en ellos una devoción verdadera, profunda, esclarecida.

Por último, en este lenguaje sobre María, sería menester que los cristianos perciban que los asociados son conscientes de las necesidades, los sufrimientos, los llamamientos del mundo de hoy: una mejor distribución de las riquezas, la paz en el mundo, el respeto a la vida familiar y a los derechos humanos, la liberación integral del hombre, la dignidad de la mujer. En una palabra, que María Inmaculada sea para los asociados y para todos aquellos a quienes ellos se dirigen una verdadera fuente de esperanza: “¡la prefiguración de la victoria definitiva de Dios sobre el mal!”.

(de Carisma oblato y asociados laicos, del P. Fernand Jetté OMI)