Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata,

ancora oggi, nel nostro linguaggio comune, ci capita di utilizzare questi due termini, esodo e odissea. Soprattutto nel periodo estivo quando più facilmente ci si mette in viaggio per le vacanze è comune – in tempi normali – sentire l’espressione esodo di massa; per qualificare, invece, il proprio viaggio tenendo conto della lunghezza e di tutte le vicende successe spesso si dice che è stato una vera odissea.

È evidente il contatto con i due famosi viaggi della letteratura biblica e greca. Spesso viviamo, anche senza saperlo, fra questi due modelli: il modello dell’Odissea e il modello dell’Esodo.

L’Odissea celebra la nostalgia della casa, della patria, della famiglia, dell’isoletta natia. Il viaggio di Ulisse è il viaggio di ritorno verso il passato per ritrovare le cose amate e lasciate. L’Esodo, invece, è un viaggio verso la novità, verso una terra non ancora conosciuta e non ancora posseduta. Nessuno degli esuli, nessuno degli Ebrei in partenza dall’Egitto era mai stato prima nella terra di Canaan. Mentre Ulisse va a cercare qualcosa di suo e si fida solo di se stesso, la storia dell’Esodo è la vicenda di un viaggio verso il futuro, verso l’imprevedibile e l’imprevisto che trova la sua radice ed il suo sviluppo nella fiducia riposta in un Altro.

La pandemia è una situazione umanamente frustrante per tutti. In questa situazione potremmo domandarci: volendo uscirne, quale modello di viaggio scegliamo e…  per andare dove?

La tentazione del ritorno al già conosciuto è forte; spontaneamente ci verrebbe da tornare lì dove abbiamo costruito le nostre sicurezze. E quale significato daremmo a tutto ciò che abbiamo vissuto? Semplicemente quello di una parentesi da chiudere e dimenticare al più presto.

Se, invece, consideriamo tutto questo, pur riconoscendo la drammaticità del vissuto, non una disgrazia ma una opportunità verso un nuovo che ci attende, siamo responsabilizzati nel perseguire nuove mete e, perciò, nell’individuare nuovi cammini, nuovi stili, nuove modalità…. Il credente sa che in compagnia del Signore tutto concorre al bene, anche le cose che in sé sembrano assurde e senza senso. 

La domanda allora sarebbe: verso dove il Signore ci sta guidando? La meta, forse, ancora non è chiara ma, se ci fidiamo di lui, saremo disposti a fare un cammino di liberazione che ci porterà ad una nuova terra che, nuovo dono, ci verrà affidata. E comunque, al di là della meta, forse è importante mettere a fuoco un metodo di azione legato alla disponibilità al cambiamento come stile: valorizzando il passato saper essere attenti al nuovo verso il quale lo Spirito ci spinge.

Potrebbe essere interessante rileggere la nostra storia recente e il cammino che ci sta davanti illuminati dal percorso dell’Esodo con le sue molteplici provocazioni. Sicuramente troveremo una miniera di elementi preziosi che, come Chiesa e come Famiglia Oblata, potremmo riconsiderare anche nel nostro cammino di oggi. 

Questo periodo estivo per noi Oblati è anche il periodo di nuove obbedienze. Diversi di noi cambieranno casa per una nuova comunità o per un nuovo servizio. Mentre ringrazio tutti per la disponibilità a continuare a mettersi in gioco, auguro a ciascuno di poter vivere questa nuova tappa del viaggio come un nuovo Esodo confidando in Dio che è capace di sempre nuove meraviglie.

L’Esodo può essere, infine, un modello di riferimento per ciascuno di noi. Aiuta a vivere l’oggi con la libertà del cuore tipica di chi si fida di Dio, di chi imposta la vita come un santo viaggio che ha come punto chiave e forza d’azione la sicurezza della compagnia di Dio. 

Affidiamo alla Madre, a Colei che nel canto invochiamo come Santa Maria del cammino, il nostro viaggio.

Ricordiamoci di pregare sempre gli uni per gli altri. 

p. Gennaro Rosato OMI
Superiore provinciale