MINISTERI, VOCAZIONI DIVERSE, STESSA MISSIONE, COSA VUOL DIRE?

Diversità di ministeri (1 Cor. 4-7, 12-13)

Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune:
Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito.

CAMMINIAMO NELLA COMUNIONE

Noi laici dell’A.M.M.I. condividiamo fraternamente le gioie e le difficoltà dell’impegno apostolico degli Oblati di Maria Immacolata, consapevoli di far parte di un’unica famiglia, che Sant’Eugenio voleva come “la più unita che esista sulla terra”. Questa condivisione costituisce comune arricchimento e mutuo esempio.
Tre volte fratelli: nello spirito, nella missione, nel servizio.
L’esperienza semplice che ci troviamo a fare è quella di scoprirci uniti da un legame forte più che fraterno, poiché Dio ci ha chiamati, con modalità diverse, a condividere la stessa missione evangelizzatrice e a riscoprire in essa gli stessi caratteri carismatici.

Un cammino di partecipazione alla missione evangelizzatrice degli oblati

Laici e religiosi incarniamo vocazioni diverse, eppure lo sguardo che si posa sull’umanità è lo stesso: lo sguardo che cerca il povero, che lotta per la giustizia, mentre il cuore e il pensiero sono aperti sull’umanità intera.
Come non pregare ogni giorno per tutti gli Oblati che nel mondo operano con questo sguardo sull’umanità?
Come non preoccuparsi della loro vita e delle esigenze della loro gente? Come ignorare il grido dei poveri e degli oppressi? Sarebbe come non occuparci di noi stessi.

Testimonianza reciproca per la fedeltà

Siamo sicuri che nel pensiero e nel cuore degli Oblati, vivono gli stessi nostri sentimenti. Quando il Signore ci fa percorrere strade vicine, sperimentiamo la gioia di aiutarci a vicenda: un consiglio, una parola, un incoraggiamento, comunicare la difficoltà superata, vedersi nel quotidiano sforzo di fedeltà. Ci aiutiamo così da fratelli venendo incontro ognuno alle difficoltà dell’altro in uno stile di famiglia che si genera spontaneamente e che sentiamo come il nostro clima di vita, perché in esso ritroviamo la presenza dello Spirito Santo che ci fa un cuor solo e un’anima sola.

Una comunione di talenti per servire la chiesa

Tutti i talenti che Lui ha voluto effondere in noi, secondo il Suo disegno, appaiono così, in questa quotidianità, quali pietre preziose alla luce del sole. Gioielli d’amore sparsi nell’umanità per annunciare la buona novella: Cristo Salvatore.
Nelle diversità, armonizzate dall’unità, risplende ancor di più la bellezza della Chiesa. pienamente responsabili della loro crescita.

LA MIA ESPERIENZA

Nella famiglia oblata, consacrati e laici crescono nell’esercizio dello scambio reciproco del dono della laicità e della consacrazione con unico obiettivo la Missione.

«Siamo uniti nel nome di Gesù Cristo; quindi uniti nella carità, nel Vangelo, nell’amore reciproco. Di conseguenza, uniti per nessun altro motivo, per nessun’altra ragione che Lui. È Lui la sola ragione della nostra unità, Lui, Gesù, il solo motivo del nostro essere comunitario, e non l’apostolato, il ministero, la missione stessa, o non importa quale altre azione possiamo fare, tutte conseguenze… La comunità è dunque missionaria perché è il segno della presenza di Gesù: “Voi ne sarete testimoni” (Lc 24, 38). Essere testimoni della presenza di Cristo è continuare la sua missione. È tutto qui… Bisogna supporre lo sforzo personale di una conversione continua che conduce alla perfezione: una perfezione acquisita non in senso individualista, ma dell’amore reciproco, che ci consente di giungere fino in fondo, grazie alla presenza di Gesù che dobbiamo alimentare. È Lui il perfetto ed è in Lui che dobbiamo trovare la perfezione e dunque l’unità della nostra vita e delle nostre vite».

Sono cresciuta con gli oblati ed il mio rapporto con loro è cambiato molto dall’inizio. Mi colpivano le loro omelie, il modo di dirigere con libertà il discernimento personale e soprattutto il loro essere concreti. Man mano crescendo sono diventati sempre più dei compagni di viaggio, la spalla su cui piangere nei momenti bui, il fratello con cui condividere un progetto, l’amico con cui collaborare per la riuscita di un obiettivo. Questa “collaborazione reciproca” ci tiene sempre attenti gli uni agli altri; pronti al confronto e soprattutto liberi di esprimerci.
Rachele

Crescere con gli oblati è stata un’esperienza che nel tempo è cambiata passando da una relazione un po’ da figlia, che prende e dona quello che può, a un rapporto maturo di corresponsabilità. C’è stato un momento preciso in cui sono stata chiamata a compiere scelte radicali impegnandomi in prima persona a servizio della mia comunità di appartenenza, in tutte quelle situazioni, da quelle più semplici a quelle più complesse per rimettere in circolo tutto l’Amore ricevuto. La condivisione e la comunione assidua tra i membri della comunità e con gli oblati di riferimento da un lato e lo zelo verso chi è nel bisogno, mi hanno aiutato a concretizzare la missione a cui come laica mi sento chiamata senza se e senza ma…percorrendo anche strade inesplorate pur di arrivare alla meta. Importante, in questo mio andare, il rapporto con i padri con i quali in questi anni c’è stato un confronto e una condivisione costante, uno sguardo paritetico nel rispetto della propria vocazione… della propria diversità….
Annamaria F.