1 (Gesù) entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, 2 e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. 3 Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». 4 Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?».5Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo:
«Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata.
6 E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

“Prima di tutto devo convincermi di compiere la volontà di Dio se mi dedico al servizio del prossimo … in seguito devo fare del mio meglio, senza inquietudine, se, lavorando così, non posso fare altre cose verso le quali forse sarei più attratto e che sembrerebbero condurmi più direttamente alla santificazione. Se, nel momento in cui il desiderio mi porta a contemplare le misericordie di Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento, sono chiamato a compiere un dovere di carità, devo lasciare senza mormorazioni e rimpianti Nostro Signore per compiere questo dovere che la sua volontà mi impone…” (E.O. I, 15, p. 157 – 158).

Papa Giovanni Paolo II il 4 marzo del 1979 pubblica la sua prima enciclica dal titolo “Redemptor Hominis” (Il Redentore dell’uomo). In essa, che è quasi un manifesto del suo pontificato, egli punta l’attenzione sui problemi dell’uomo del suo tempo. Poi propone delle soluzioni a partire da una profonda comprensione dell’uomo alla luce della Parola. Nel testo che segue san Giovanni Paolo II ci fa intravvedere che è Cristo che ci porta verso l’uomo per fare ciò che è bene per lui e per proteggerlo da ciò che lo minaccia.

“Gesù Cristo è la via principale della Chiesa. Egli stesso è la nostra via «alla casa del Padre» (cfr. Gv 14,1 ss.), ed è anche la via a ciascun uomo. Su questa via che conduce da Cristo all’uomo, su questa via sulla quale Cristo si unisce ad ogni uomo, la Chiesa non può esser fermata da nessuno. Questa è l’esigenza del bene temporale e del bene eterno dell’uomo. La Chiesa, per riguardo a Cristo ed in ragione di quel mistero che costituisce la vita della Chiesa stessa, non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell’uomo, così come non può̀ rimanere indifferente a ciò̀ che lo minaccia.” (RH 13)

Cristo si è unito ad ogni uomo, ed è per questo che la Chiesa porta in sé quella spinta che proviene dal Risorto e la conduce a operare per il bene dell’uomo, tutto l’uomo.

“In questo modo anche il volgersi verso l’uomo, verso i suoi reali problemi, verso le sue speranze e sofferenze, conquiste e cadute, fa sì che la Chiesa stessa come corpo, come organismo, come unità sociale, percepisca gli stessi impulsi divini, i lumi e le forze dello Spirito che provengono da Cristo crocifisso e risorto, ed è proprio per questo che essa vive la sua vita.” (RH 18)

E papa Francesco scrive: “Il Natale di Gesù è la manifestazione che Dio si è “schierato” una volta per tutte dalla parte dell’uomo, per salvarci, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, dei nostri peccati. Da qui viene il grande “regalo” del Bambino di Betlemme: Lui ci porta un’energia spirituale, un’energia che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze, perché è un’energia che riscalda e trasforma il cuore. La nascita di Gesù, infatti, ci porta la bella notizia che siamo amati immensamente e singolarmente da Dio, e questo amore non solo ce lo fa conoscere, ma ce lo dona, ce lo comunica!” (Dal libro di Papa Francesco Il mio presepe. Vi racconto i personaggi del Natale -Lev – Piemme, 2023, pagine 192).

“Nella prima settimana dello scorso ottobre sono stata a Brindisi per una missione popolare e ho affiancato p. Claudio Carleo in un centro d’ascolto. Come previsto ci siamo presentati nella casa di una bella coppia di sposi che aveva aperto le porte con generosa accoglienza ed eravamo preparati a proporre un tema prestabilito, che faceva da filo conduttore delle tre serate in programma. I nostri piani naturalmente non sempre coincidono con quelli del Signore e quella sera sembrava che nessuno avesse accolto l’invito per la serata, finché non arriva una signora esile, timorosa e titubante che, nell’entrare in quella casa, p. Claudio accoglie e incoraggia a stare con noi. Lei subito sottolinea che era lì solo per ascoltare e non per parlare. Era chiaro per noi che ogni programma non era più importante. Più questa signora diceva di essere lì per caso, più parlava e, in un attimo, era un fiume in piena nel raccontarsi. Era una donna separata.
Dalla nascita della sua unica figlia, oggi ventenne, è stata costretta a lasciare il lavoro per occuparsi
della bimba. Una vita di sacrifici segnata da una separazione tormentata. Oggi la figlia vive in un centro di recupero perché, dopo una delusione d’amore, ha avuto molti problemi incolpando la madre con la quale rifiuta ogni contatto. Questa mamma, ancora una bella donna, nonostante i segni della sofferenza sul viso e nel fisico, vive di lavoretti saltuari e della generosità di alcuni conoscenti.
La sostiene una fede salda che la porta a stare ore intere davanti al tabernacolo, davanti a Gesù Eucarestia. Quella sera il nostro centro d’ascolto lo ha tenuto lei e non i fogli che avevamo preparato. Siamo stati in silenzio ad ascoltarla, non serviva altro. La sua esperienza di sofferenza, di madre e di donna, ha rapito il mio cuore dove ha trovato un posto speciale e spesso il mio pensiero va a lei.”
Enza

Una domenica avevo programmato di andare a messa al mattino presto, perché dopo sarei stata
impegnata, in quanto avevo ospiti a pranzo. Essendo un po’ pigra, sicuramente non sarei andata
alla messa serale e non volevo assolutamente saltare l’appuntamento col Signore. Mentre mi
preparavo, sbirciando ogni tanto il telefonino, notai che una mia amica non mi aveva mandato il
suo solito messaggio di buongiorno (solitamente puntuale e sempre la prima!). L’ora di uscire di
casa era quasi arrivata, ma la mancanza di quel messaggio non mi faceva stare tranquilla. Ero sulla
porta di casa, ma decisi di fare una telefonata veloce, giusto il tempo di sentirla. Il cellulare squillava
lungamente e stavo per chiudere quando la mia amica risponde dicendomi che aveva deciso di
rispondermi perché io avrei capito il motivo del suo silenzio. Sinceramente non avevo capito!… Ma
all’improvviso mi si accese una lampadina, mi ricordai che era il giorno dell’anniversario della
scomparsa del suo unico figlio, avvenuta tanti anni fa, quando era appena un adolescente. Quel
giorno lei era particolarmente triste e sprofondata in una apatia che non la faceva alzare neanche
dal letto. Mentre ascoltavo le sue parole cominciai a lasciare la borsa, mi sedetti sul divano e stetti
ad ascoltarla per più di mezz’ora. Poi provai a raccontarle qualche pasticcio che avevo combinato
finché non le ho rubato una risata e dopo essere sicura che si fosse alzata e sentito il rumore della
caffettiera, ci siamo salutate dandoci appuntamento per il giorno dopo. Quella domenica mattina
non sono andata a messa secondo i miei piani, ci sono andata in serata, con il cuore pieno di serenità.
Olga

  • Gesù ci mostra come non sono regole ferree che devono guidarci, quanto piuttosto gesti d’amore,
    scelte che ci pongono prima dalla parte di ogni uomo o donna che incontriamo.
  • Come ti poni davanti alla scelta, da una parte di soddisfare una reale esigenza di una persona che
    ha bisogno, e dall’altra, l’impegno di un servizio che ti è stato chiesto dalla comunità, dalla
    parrocchia, dalla Chiesa?
  • Qual è il criterio che ti aiuta a discernere se il tuo gesto d’amore è frutto della Sua volontà e non
    della tua?