Cari Oblati e membri della nostra famiglia carismatica.

Anche quest’anno ci riuniamo attorno alla nostra Madre nella solennità della sua Immacolata Concezione. Ringrazio Dio, Maria e tutti voi per la vostra unità nella preghiera durante quest’anno in cui tutti i membri del Governo centrale sono stati in pellegrinaggio visitando molti dei luoghi in cui serviamo i più poveri e cercando di vivere con loro la Buona Novella del Vangelo. Possiamo confermare ciò che P. Vincens OMI (Segretario Generale) scrisse in una lettera a P. Arnaux il 15 febbraio 1860: “Evangelizare pauperibus misit me. Siamo fatti per i poveri; con loro il nostro cuore si sente a casa; abbiamo una grazia speciale per fare loro del bene”. Ci fa molto bene servire i poveri. Ci fa molto bene essere missionari con loro. Ci fa molto bene ascoltare il Vangelo da loro in modo nuovo (cf. R.8a). Ci fa molto bene quando facciamo delle nostre comunità una casa per i poveri e delle case dei poveri una casa per Gesù, testimoniando così il suo Regno.

Negli ultimi giorni ho meditato sulla presenza discreta di Maria negli Atti degli Apostoli. Colpisce il silenzio di Luca sulla presenza di Maria durante la Passione di Gesù e durante le apparizioni del Cristo risorto.
Negli Atti degli Apostoli Maria appare di nuovo quando la comunità è riunita in preghiera e nella speranza.
Maria, la Madre di Gesù, è anche la Madre della nuova comunità che lo Spirito inonderà di doni nel giorno di Pentecoste. Questo mistero appare come voluto da Gesù stesso dalla croce nel Vangelo di Giovanni (cf. Gv 19,26). Papa Francesco dice: “Con lo Spirito Santo, Maria è sempre tra gente. Ella radunò i discepoli per invocarlo (At 1,14) e rese così possibile l’esplosione missionaria che ebbe luogo a Pentecoste. È la Madre della Chiesa evangelizzatrice e senza di lei non si comprende appieno lo spirito della nuova evangelizzazione”. (EG 284). E ancora, “ai piedi della croce, nell’ora suprema della nuova creazione, Cristo ci conduce a Maria. Ci porta da lei, perché non vuole che camminiamo senza una madre, e il popolo legge in questa immagine materna tutti i misteri del Vangelo. Il Signore non è contento che alla sua Chiesa manchi un’icona femminile. Lei, che lo ha generato con tanta fede, accompagna anche “il resto dei suoi figli, quelli che osservano i comandamenti di Dio e danno la testimonianza di Gesù” (Ap 12,17) (EG. 285).

Questa presenza materna di Maria, questa icona femminile che il Signore vuole per la sua Chiesa, si è manifestata durante tutto il processo sinodale e nell’ Assemblea tenutasi a Roma lo scorso ottobre. Nella dinamica assembleare proposta, l’ascolto reciproco e l’ascolto dello Spirito si armonizzano per scoprire ciò che Dio ci chiede per collaborare alla sua missione. Questa dinamica è di per sé una buona notizia per la Chiesa e per la società in cammino in un mondo che sembra aver perso la speranza.

È questo processo sinodale che abbiamo proposto e riproponiamo per la nostra famiglia. Abbiamo bisogno di aprirci allo Spirito per essere fedeli al nostro carisma e alla nostra missione. Abbiamo bisogno di ascoltarci e di ascoltare insieme la Parola di Dio e le grida dei poveri di oggi per capire cosa ci sussurra lo Spirito. La nostra tradizione parla di scegliere “una forma di discernimento che favorisca il consenso” (cf. R. 26a). Utilizzare le dinamiche del Sinodo può aiutarci a realizzare il sogno del nostro Fondatore di essere “un cuore solo e un’anima sola”, riproducendo la comunione missionaria delle prime comunità apostoliche. “Nella misura in cui cresce tra loro la comunione di spirito e di cuore, gli Oblati testimoniano davanti agli uomini che Gesù vive in mezzo ad essi e fa la loro unità per mandarli ad annunciare il suo Regno” (C. 37).

I social media hanno presentato un’immagine del Sinodo che trovo molto suggestiva: tavole rotonde dove uomini e donne, chierici e laici, dialogano e pregano in una conversazione spirituale. Sogno che anche noi possiamo farlo per discernere come rivitalizzare la nostra vita e la nostra missione nella fedeltà creativa al nostro carisma (cfr. C. 168). Credo che Maria abbia preparato queste “tavole rotonde” in cui il numero dei partecipanti sta gradualmente aumentando. Gli Oblati possono farlo in ogni comunità locale e in seguito estendere la conversazione spirituale ai diversi livelli in base alle decisioni da prendere. Dobbiamo anche ampliare gli spazi in cui siederanno i laici, le altre realtà e istituti che partecipano al carisma comune. In seguito, ognuno dalla sua specifica vocazione potrà mettere in pratica ciò che stiamo scoprendo. Alla tavola di Maria c’è posto per tutti.

Nelle lettere che vi ho indirizzato durante quest’anno per cercare di mettere in moto i processi di animazione richiesti dal nostro ultimo Capitolo Generale, ho proposto questa stessa dinamica di cura della nostra casa comune con due direzioni: la cura del nostro pianeta a partire da una conversione ecologica integrale e la cura della nostra famiglia carismatica attraverso il rafforzamento delle comunità locali. Inoltre, con tutti i membri del Governo centrale e del Comitato per le CC e RR, abbiamo osato sognare un processo sinodale che ci porti ad affrontare la ristrutturazione globale delle nostre strutture e case di formazione proposta dal Capitolo generale (cfr. PSC, J. Formazione iniziale; K. Ristrutturazione). Le CC e il RR ci guideranno a compiere insieme un cammino evangelico sulle orme del nostro Fondatore.

Sogniamo questo stesso processo per cercare azioni che rispondano alle richieste del Capitolo stesso per i laici e le associazioni laicali che partecipano al carisma comune (cfr. PSC, H. Associazioni laicali) e per le altre proposte del Capitolo. Sono stato felice nel sentire di persone e di gruppi che si sono messi in cammino e stanno rispondendo con proposte concrete. Sono certo che molti altri si uniranno a questo pellegrinaggio comune. Grazie di cuore.

Non posso fare a meno di pensare all’impronta di santità missionaria lasciata dal nostro Beato Giuseppe Gérard mentre lo venero sulla sua tomba durante il pellegrinaggio nella santa terra del Lesotho. Era un vero missionario pellegrino che seminava speranza e viveva la comunione. Sempre fedele al servizio ai più poveri e ai malati, all’annuncio del Vangelo e all’amore della Congregazione, non ha esitato a logorarsi e a rischiare la vita per il bene di coloro a cui era stato inviato. Il suo amore per Dio, la sua devozione al Sacro Cuore, la sua audacia nel tentare tutto per annunciare il Vangelo ci fanno riconoscere in lui un modello di vita evangelica e missionaria, un modello di Oblato che si è lasciato guidare dalla proposta di Sant’Eugenio nella “Prefazione” e nelle nostre Regole. Quando ci chiediamo come essere migliori missionari oggi, lui ci risponde: “La risposta è in tutte le pagine del Vangelo: dobbiamo amarli, amarli nonostante tutto, amarli sempre. Dio ha voluto che l’uomo facesse il bene amandolo. Il mondo appartiene a chi lo ama di più e glielo dimostra” (Dalla seconda lettura dell’Ufficio delle Letture della Memoria del Beato Giuseppe Gérard. Appunti del ritiro dell’estate 1886). Gli Oblati e la Chiesa del Lesotho sono i custodi di questo tesoro, li ringrazio e li incoraggio tutti a promuovere ulteriormente questa eredità di santità missionaria della nostra famiglia religiosa.

Giuseppe Gérard amava devotamente Maria Immacolata e sapeva come promuoverne la devozione.
Con lui e con tutti i nostri santi, beati e tutta la comunità che abita in cielo, ci auguriamo una felice festa
dell’Immacolata, nostra Madre e Patrona, chiedendo la sua intercessione affinché Dio benedica ciascuno di noi e tutti coloro ai quali siamo stati inviati.

Con affetto, vostro fratello pellegrino di speranza nella comunione.


Roma (Lesotho), 8 dicembre 2023
Luis Ignacio ROIS ALONSO, OMI
Superiore Generale