Canto iniziale: Tota pulchra

Parola di Dio

Vangelo secondo Luca 2,22-35

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”. Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.

Meditazione

Come ha osservato padre Fernand Jetté, il nome di una famiglia religiosa esprime solitamente la sua natura, la sua essenza, la sua funzione. Sembra che la scelta del nome “Missionari Oblati della santissima e immacolata Vergine Maria” sia, in padre de Mazenod, la maturazione di una nuova e più profonda visione della missione della Congregazione. Scopre in Maria il modello più adeguato della vita apostolica desiderata per la sua Congregazione, come la persona più impegnata al servizio di Cristo, dei poveri e della Chiesa. Nella sua lettera a padre Tempier, iniziata il 22 dicembre 1825, ci colpiscono due sue riflessioni: un certo fascino per il nuovo nome e anche il rimpianto di non averci pensato prima. Sembra rendersi conto che, pur avendo sempre amato Maria, non aveva ancora compreso il ruolo essenziale che ella gioca nel progetto della Redenzione. Cercando il patrono che meglio esprimesse il fine della sua Congregazione, cioè una persona che cammina alla sequela di Cristo, impegnata nell’apostolato al servizio e all’istruzione dei poveri, non ha pensato a Maria. A Roma capisce cosa sia veramente Maria. Il nome della Congregazione nasce quindi dalla scoperta che i suoi membri, per rispondere veramente alle urgenze della Chiesa, devono identificarsi con Maria Immacolata, “offrirsi” come Lei al servizio del progetto salvifico di Dio. (Kazimierz Lubowicki OMI, “Maria” in Dizionario dei Valori Oblati).

Momento di silenzio

Preghiere e intenzioni spontanee

Preghiera finale

Maria Immacolata, ti ringraziamo per il sorriso che hai rivolto a Sant’Eugenio. Tu hai confermato il suo progetto missionario come un corpo apostolico nella Chiesa che porta frutti abbondanti per la missione di Dio e diventa comunità di santità. Oggi veniamo davanti a te e chiediamo il tuo sorriso per benedire i nostri sforzi per le vocazioni. Aiutaci a creare gioiose comunità apostoliche, con uno spirito fraterno che attiri i giovani ad unirsi a noi. Donaci un genuino spirito di preghiera che testimoni la verità che per noi Dio è tutto. Mentre perseveriamo nella preghiera per le vocazioni, aiutaci ad avere il coraggio di invitare i giovani a scoprire il nostro stile di vita. Te lo domandiamo nel nome di Gesù, tuo Figlio e Signore della messe.

Canto a Maria