Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata,

abbiamo iniziato il mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla missione, con la festa di s. Teresina di Lisieux (1873-1897). Tutti sappiamo che questa giovane santa, carmelitana di clausura, è stata proclamata, insieme a s. Francesco Saverio, patrona delle missioni.

È pensando a lei, che mi appassionò durante il noviziato con i suoi scritti, che vorrei comunicare qualche pensiero su questa dimensione essenziale della nostra vita di battezzati che è la missionarietà. Il suo esempio, la sua maniera di essere missionaria può dire qualcosa a tutti, consacrati e laici, giovani e anziani, sani e malati. E lo può fare perché ad un certo punto capì l’essenza della sua specifica vocazione nella Chiesa, essere l’amore: «Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi…». E amando nel quotidiano, tra le mura del suo monastero, ha dato il suo contributo per la missione che ha come orizzonte gli estremi confini della terra.

S. Teresina è stata una vera discepola del Signore che proprio mentre era “bloccato” sulla croce in uno spazio di pochi centimetri quadrati ha annunciato a tutto il mondo la bella notizia del Vangelo che salva.

Proprio poco prima di dare se stesso Gesù aveva detto ai suoi: “Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). Rimanere nel suo amore è la prima via della missione ed è ciò che attesta l’autenticità di chi la attua.

Come ha invitato gli apostoli, Gesù invita anche noi, missionari dei nostri tempi, a saper fare della contemplazione dell’amore di Dio per noi la costante della nostra vita. Rimanere nel suo amore significa innanzitutto accorgersi di questo amore e lasciarsi riscaldare. È come stare all’aperto o in riva al mare e sentirsi toccare dai raggi benefici del sole; è come godere di una sorgente che mai smette di far fluire la sua acqua che ci raggiunge lì dove siamo, fino al punto più basso in cui siamo potuti capitare. L’acqua è umile, così come l’amore di Dio: si apre il cammino scendendo. Se rimaniamo nel suo amore, se lasciamo che questa acqua benefica ci raggiunga, godremo della vita che da lei nasce e rinasce.

È in virtù di questo amore che costantemente si dà a noi come fonte che mai si spegne che è possibile vivere amando con la stessa qualità dell’amore ricevuto; è questo amore, che non ci dà pace, ci costringe e ci spinge a non vivere ripiegati su noi stessi ma lanciati verso gli altri (2Cor 5,14). Diventiamo, così, trasparenza di un’Altra vita che attira e che disseta chi ne è raggiunto.

Rimanere nel suo amore non è semplicemente una questione personale ma collettiva; è insieme che siamo inviatati a rimanere nel suo amore per portare frutto, come tralci innestati nell’unica Vite. È un appello a riscoprire la fecondità missionaria della dimensione relazionale da cui è segnata la nostra vita di persone create ad immagine di Dio che è amore e perciò comunione. È questo il senso del cammino di preparazione al prossimo Sinodo che avrà per tema «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione». 

È camminando insieme (questo significa il termine sinodo) che scopriremo quali sono i processi che aiutano a vivere la comunione, a realizzare la partecipazione e l’apertura alla missione e quali sono, al contrario, i meccanismi che fanno da ostacolo. È un cammino di verifica e di spinta in avanti con obiettivi precisi, tra cui: «riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera famiglia umana; sperimentare modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile; accreditare la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in percorsi di dialogo sociale, guarigione, riconciliazione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e dell’amicizia sociale».

Maria, donna del cammino, ci faccia scoprire la gioia del saper camminare insieme per le vie del mondo divenendo riflesso della vita del Cielo.

Ricordiamoci sempre di pregare gli uni per gli altri.

p. Gennaro Rosato, omi
Superiore provinciale