L’argomento centrale di una vecchia polemica additava l’esistenza delle riviste missionarie solo per “fare cassa”, per commuovere i lettori e spingerli a versare offerte in denari (o beni di altro tipo) a favore delle missioni. Molti bollettini/riviste sono caduti in questa trappola che è in realtà una limitazione. La stampa missionaria non ha, infatti, come compito principale la raccolta fondi, ma piuttosto un’informazione di qualità dai paesi del Sud del mondo spesso dimenticati dai grandi network e conseguentemente la crescita di una coscienza universale alla giustizia e al bene. L’uso (l’abuso) di fotografie, spesso in copertina, di bimbi africani in braccio alle mamme era uno dei segnali più tipici della deriva di cui dicevamo.

Gli aiuti alle missioni estere sono fondamentali per la loro sussistenza. Chiese, scuole, dispensari medici, progetti agricoli, formazione e sussistenza dei missionari sul campo e delle giovani vocazioni… Si realizza quella comunione di beni che è il segno più tangibile della fraternità. Tuttavia, a nostro parere, sono necessarie, oggi più che mai, alcune condizioni:

  • una rendicontazione accurata da parte degli enti religiosi/associazioni/congregazioni sull’utilizzo dei beni raccolti. La trasparenza è una virtù impegnativa e nelle questioni di cui stiamo parlando è imprescindibile. Parliamo di una limpidezza sia nella fase di invio della moneta che nella fase di ricezione;
  • l’impegno, con il dovuto tempo necessario, a rendere economicamente autonoma la missione e l’opera che riceve aiuti. Non è formativo sostenere la dipendenza. Non è educativo tollerare la fretta di voler realizzare opere. Meglio impiegare il doppio del tempo se questo include una maggiore responsabilità;
  • l’animazione missionaria non può ridursi alla sola raccolta dei fondi, ma deve conservare la sua identità: aiutare il popolo di Dio ad aprire gli orizzonti, ad avere un animo ecclesiale, a sentire il mondo come la casa comune da abitare come fratelli e sorelle. In questa direzione le riviste missionarie svolgono un vero servizio per far arrivare alla nostra attenzione notizie inascoltate, e per formare le coscienze con i contenuti della spiritualità cristiana.

La generosità degli italiani è nota in tutto il mondo. Le migliaia di missionari impegnati nell’annuncio del Vangelo diventano spesso il recettore finale di reti di relazioni e solidarietà. Anche in tempi difficili come quelli della pandemia da Covid19 non è mancata l’attenzione ed il sostegno, anche se le cifre raccolte si sono naturalmente ridotte. Ma non è un male, perché il fenomeno ha causato, forse, una maggiore responsabilità, meno agitazione e maggiore gratitudine. 

(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, tratto da Missioni OMI 4/2021)