Il laico, chi è?

Introduzione

I laici si trovano nella linea più avanzata della vita della Chiesa. Abbiamo bisogno della loro testimonianza sulla verità del Vangelo e del loro esempio nell’esprimere la fede con la pratica della solidarietà. Ringraziamo i laici che rischiano, che non hanno paura e che offrono un motivo per sperare ai più poveri, agli esclusi, agli emarginati. Preghiamo perché i fedeli laici compiano la loro specifica missione, la missione che hanno ricevuto con il battesimo, mettendo la loro creatività al servizio delle sfide del mondo attuale.
(Papa Francesco – maggio 2018)

26 – I laici

La presenza attiva dei laici tiene viva la coscienza che la Chiesa non è semplicemente una comunità all’interno della quale si vivono rapporti intensi di affetto e di fraternità. La Chiesa è missione; deve dire Cristo al mondo e deve dare al mondo la forma di Cristo. Come potrebbe la Chiesa rispondere adeguatamente a questo compito se non fossero i laici – immersi nella vita del mondo – a operare correttamente secondo il Vangelo? Sono soprattutto loro, i laici che intercettano le strutture essenziali dell’esistenza del mondo: il potere (nell’impegno politico), il denaro (nella vita economica), la sessualità (nella vita familiare), la cultura e così via. E sono proprio queste realtà famiglia, lavoro, economia, potere… che debbono essere trasformate secondo la logica dell’amore che viene da Dio, la logica del vangelo. Se la Chiesa rinunciasse a trasformare il mondo e si richiudesse in se stessa, paga di affermare un’ipotetica superiorità morale, preoccupata solo di gustare le gioie intime della fraternità, diventerebbe sterile e, poco alla volta, scomparirebbe: la sterilità è una scelta di morte.

27 – La legge della complementarità

Possiamo riassumere così: consacrati (religiosi), preti e laici hanno bisogno gli uni degli altri per comprendere e vivere il senso della loro vocazione. I religiosi che non si confrontino con il ministero ordinato e con i laici rischiano di perdere il riferimento a Cristo o di diventare spirituali disincarnati. I preti che non facciano riferimento a religiosi e laici rischiano di diventare professionisti del sacro leaders autoreferenziali. I laici che non facciano riferimento a religiosi e preti rischiano di diventare mondani o di perdere il legame concreto con Gesù. Naturalmente questo quadro generale è una semplificazione: le ragioni concrete sono molto varie, più complesse di ogni teoria e ciascuna persona deve trovare con pazienza il suo posto preciso ma la logica del discorso rimane intatta nessuno può vivere in modo equilibrato la sua vocazione se non accetta e valorizza la presenza delle vocazioni diverse che lo spirito suscita accanto a lui viceversa dove esistono rapporti intensi di comunione la vocazione di ciascuno riflette in se stessa qualcosa della bellezza delle altre vocazioni la chiesa diventa più bella e armoniosa.
(Luciano Monari vescovo di Brescia, Tutti siano una cosa sola – lettera apostolica 2010-2011)

Vangelo (Lc 10, 38-42)

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»

L’identità dei laici associati

  • È in risposta a una chiamata del Cristo che i laici associati vivono il loro battesimo, illuminati dal carisma di Eugenio de Mazenod. In uno spirito di famiglia, condividono tra loro e con gli Oblati la stessa spiritualità e la stessa visuale missionaria.
  • I laici associati sono degli appassionati di Gesù Cristo. Sono dei suoi discepoli alla sequela degli Apostoli. Testimoniano la presenza viva del Cristo Salvatore in mezzo al mondo. Approfondiscono la loro relazione al Cristo con la frequenza alla Parola di Dio, colla meditazione, la preghiera e la liturgia. L’Eucaristia e il Vangelo sono la fonte e il centro di tutta la loro vita. Maria, che da Cristo al mondo, è il loro modello.
  • I laici associati sono degli appassionati della Missione. Appassionati dell’umanità, credono nella dignità di ciascuno di fronte a Dio. Vedono la realtà del mondo con lo sguardo del Cristo Salvatore ed Evangelizzatore. Completamente inseriti nelle realtà secolari, fanno della famiglia una delle priorità della loro missione, che vivono con audacia, iniziativa, creatività e perseveranza. Curano la prossimità, l’attenzione e l’ascolto delle persone. Vanno verso di loro. Hanno un’opzione privilegiata per i poveri dai molti volti. Indicano, denunziano e combattono le ingiustizie, pur preoccupandosi di prendere una parte attiva nella storia del proprio popolo.
  • Come il Fondatore, amano la Chiesa, Corpo di Cristo, Popolo di Dio, segno e strumento di Gesù Cristo nel mondo contemporaneo. Desiderano costruire come Chiesa, per rispondere alle sfide del mondo odierno e ai nuovi appelli.
  • I laici associati vivono un vincolo di comunione con gli Oblati, ordinariamente con una comunità. Questo legame può essere vissuto in modo diverso secondo le situazioni, ma è essenziale.
  • Gli Oblati e i laici associati riconoscono di aver bisogno gli uni degli altri; vivono una relazione di reciprocità nell’apertura, nella fiducia e nel rispetto della vocazione di ognuno. Ciascuno approfondisce il carisma di Eugenio de Mazenod secondo la propria vocazione specifica e l’arricchisce con le sue scoperte ed esperienze. Oblati e laici associati vivono la complementarità nella crescita mutua.
  • Laici associati e Oblati si ritrovano insieme per rileggere la propria vita e i loro impegni nel mondo alla luce della Parola di Dio e del carisma del Fondatore. Ma l’identità del laico associato si realizza ugualmente in una associazione tra laici associati stessi.
  • Essere associato suppone uno stile di vita semplice, caratterizzato da un modo di stare insieme, imbevuto di carità, di fraternità e di apertura agli altri. Gli associati sono persone di preghiera. Coscienti della loro povertà dinanzi a Dio e dinanzi agli altri, vivono in solidarietà con la gente del proprio ambiente.
  • Diverse modalità d’impegno formali o informali sono possibili secondo le Regioni e secondo la volontà degli associati laici.

(Aix-en-Provence, Maggio 1996)

Principali tappe del rapporto OMI – Laici
Congresso Laici Europei – Pozuelo 19 giugno 2009 – Enzo Teodori

S. Eugenio si rivolge ai laici anche prima della fondazione della Congregazione, ma si oppone alla creazione di un terz’ordine, poiché lo considerava un duplicato della Società della Propagazione della Fede, fondata a Lione nel 1822 da Pauline Jaricot.
Egli favoriva la partecipazione dei laici alla vita spirituale della congregazione e ai frutti delle sue opere. Sottolineò la chiamata dei laici ad essere evangelizzatori, proclamando la verità con la carità, presentano un elemento basilare: la cooperazione alle opere di propagazione della fede.
Nel 1978, il superiore generale Jetté, in un incontro con i direttori provinciali dell’AMMI, ha dichiarato che i membri dell’AMMI sono dei laici, ma con il cuore oblato. Essi fanno parte della famiglia oblata, non soltanto perché si adoperano per le attività missionarie e per la promozione delle vocazioni, ma perché portano la loro fede e il loro sguardo sulla congregazione. Di ancora maggior rilievo è la sua affermazione dell’esigenza degli oblati dei laici per vivere in santità.
Nel 1982 sono approvate le nuove CC RR. Le regole 6, 27 e 28, riguardano il laicato connesso agli OMI. Si registrano cambiamenti importanti, che riflettono l’assimilazione del magistero conciliare e delle nuove forme di cooperazione sorte. I laici sono sostenuti nel discernimento e nello sviluppo dei loro talenti per assumere le loro specifiche responsabilità in seno alla comunità. (R 6) Si rileva la distinzione tra i laici membri dell’AMMI, che partecipano alla spiritualità e all’apostolato dei missionari religiosi, ed altri laici, che si sentono chiamati a partecipare anche alla vita comunitaria oblata.
Il capitolo del 1986 indirizza la riflessione sugli elementi specifici del laico che condivide il carisma oblato nella sua missione evangelizzatrice.
Tra il 1989 e il 1990 si affronta il tema della relazione tra l’AMMI e le altre forme di associazione, concludendo che le varie realtà possono svilupparsi contemporaneamente, in una relazione reciproca arricchente.
Il documento del capitolo del 1992 “Testimoni in comunità apostoliche” dedica 6 paragrafi al laicato. Una delle raccomandazioni dà l’idea delle questioni inerenti alla condivisione del carisma. Da una parte, si raccomanda di salvaguardare gli elementi essenziali del carisma oblato, dall’altra il rispetto della vocazione propria dei laici.
Nel 1996, è stato organizzato ad Aix en Provence, il primo Congresso Internazionale dei Laici Associati. Il documento conclusivo sintetizza gli elementi caratterizzanti l’identità del laico associato.
L’instrumentum laboris del capitolo 1998 dedica una delle quattro parti ai laici. Per la prima volta, dei laici partecipano ad una sessione plenaria capitolare, riguardante i laici associati. Nel loro messaggio ai membri del capitolo, hanno posto l’accento sulla necessità che i laici assumano la responsabilità della missione e la corresponsabilità nella condivisione del carisma. Nel corso del capitolo sono state apportate delle modifiche alle RR 27 e 28. La R 28 pone in più diretta connessione la comunità locale oblata con l’AMMI. La R 27 sottolinea le condizioni di partecipazione al carisma oblato. Di enorme rilievo è l’affermazione che il carisma è di S. Eugenio, dono alla chiesa, che si irradia nel mondo e l’introduzione del principio di reciprocità rispetto alla condivisione del carisma. Alla congregazione è attribuito il ruolo di confermare la fedeltà al carisma.
Quale insegnamento possiamo trarre da questa sintesi della storia dei rapporti OMI e laici?
I seguenti elementi del rapporto appaiono costanti.

  1. Gli OMI manifestano le loro esigenze ai laici;
  2. I laici, con uno o più missionari, si organizzano;
  3. La congregazione esamina le forme di collaborazione esistenti e discerne quali confermare e quali incoraggiare in prospettiva.

In questa dinamica relazionale, in cui il ruolo dei laici è dunque preminentemente giocato a livello locale, irrompe la rivoluzione conciliare, di cui troviamo una prima traccia nell’opera e nelle indicazioni di p. Jetté. Negli ultimi 15 anni un nuovo elemento si è stabilito nel rapporto: i laici manifestano le loro esigenze alla Congregazione. La storia dell’evoluzione del rapporto tra laici e OMI, nelle sue tappe post conciliari, ci mostra alcuni elementi costanti anche sotto il profilo dei contenuti.

  1. I laici hanno una vocazione al carisma oblato
  2. la vocazione oblata s’innesta sulla vocazione laicale
  3. l’esigenza dei laici di una condivisione del carisma nella sua interezza
  4. la ricerca di un rapporto diretto con la comunità religiosa locale
  5. il rapporto si basa su: reciprocità, complementarità, corresponsabilità, cooperazione

Alcune linee di tendenza sono evidenti nell’evoluzione del rapporto:

  • dalla dipendenza alla partecipazione
  • dal sostegno esterno alla cooperazione
  • da oggetto a soggetto della missione
  • dalla collaborazione parziale a quella integrale
  • dalla collaborazione nel fare alla comunione nell’essere
  • da collaboratori a condiscepoli
  • dalla separazione alla condivisione differenziata e reciproca

Il capitolo generale del 1992 nel suo documento “Testimoni nella comunità apostolica” ha indicato alla congregazione alcuni criteri per la promozione dei laici associati:

  • promuovere una visione missionaria comune;
  • promuovere una spiritualità comune;
  • salvaguardare vocazione laicale e elementi cardine del carisma;
  • promuovere una comunione tra oblati e laici associati;
  • creare strutture elastiche

La nostra esperienza

Noi della comunità Padre Mario Borzaga di Passirano viviamo il nostro carisma in modo particolare. Essendo la comunità dei padri impegnata nelle missioni popolari, anche noi laici, li affianchiamo e collaboriamo con loro a vari livelli a seconda delle disponibilità, nella visita alle famiglie e nei centri d’ascolto durante le missioni, testimoniando in questo modo la bellezza del vivere un carisma non soltanto come consacrati, ma anche da laici. Nelle giornate che vengono proposte mensilmente durante l’anno, invece, sempre secondo le varie sensibilità, collaboriamo insieme ai padri nell’accoglienza delle persone, e nell’organizzazione dei vari momenti, per rendere le giornate momenti di condivisione e di ristoro dell’anima.
Tutto questo fino a prima della pandemia; poi tutto si è fermato, incontrarci, riunirsi fisicamente, è diventato oltre che impossibile soprattutto vietato se si esclude un periodo relativamente breve.
A vario titolo poi, ognuno di noi come può, da una mano alle missioni estere, si va dall’organizzare bancarelle, al mettere a disposizione capannoni per caricare i vari container da spedire in missione, oppure organizzare lotterie ecc. Ultimo ma non meno importante, essendo la comunità dei laici sparsa per tutta la provincia di Brescia e oltre, testimoniamo il nostro essere oblati nelle comunità parrocchiali dove viviamo, ognuno secondo la sua specificità.