Stiamo celebrando questa Assemblea in prossimità di due nostri anniversari importanti, il 25 gennaio e il 17 febbraio. In essi celebriamo la fondazione della Congregazione e quello della sua approvazione pontificia.

Per vivere bene il presente e per poter preparare il futuro è necessario partire dalla memoria delle origini dove in germe ci sono quegli elementi che ci caratterizzano e che quindi ci aiutano a verificare la qualità del nostro essere Oblati.

Tutti conosciamo il testo di s. Vincenzo di Lerins a proposito dello sviluppo del dogma. È un testo che ha molto da dire anche a noi oggi.1

Quali sono quegli elementi che la sapienza del Creatore ha donato, attraverso lo Spirito, ad Eugenio quando siamo nati? Li ritroviamo nel testo inviato da lui e dai suoi primi compagni ai Vicari generali di Aix il 25 gennaio del 1816 quando hanno voluto descrivere ciò che avevano in cuore di realizzare. Dovremmo riprenderlo continuamente in mano non come una reliquia da conservare gelosamente, ma come un elemento vitale che ci offre le linee ispiratrici del nostro essere e del nostro agire.

Raccolgo schematicamente nei punti che seguono il suo contenuto essenziale.

  1. Passione per l’evangelizzazione. Annunciare il Vangelo è il motivo della chiamata (cfr.C2) e pertanto è un elemento fondamentale. Se perdiamo questo elemento perdiamo il senso di ciò che siamo, non sappiamo più cosa ci facciamo qui, insieme, perché ci formiamo, per cosa ci prepariamo… Scintilla da cui parte tutto è l’incontro con il Signore Crocifisso del quale Paolo dirà: «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Da qui nasce la missione dell’Apostolo per eccellenza, da questa scoperta che come un tesoro nascosto è capace di cambiare radicalmente la vita di chi ne viene in possesso, un tesoro che è consegnato a lui ma che ha come destinatario il mondo intero. Annunciare il Vangelo diventa così per Paolo un debito (Rm 1,14) e un dovere (1Cor 9,16) nei confronti di chi ha il diritto di poter dire come lui e con lui: «mi ha amato e ha dato se stesso per me». Possiamo leggere l’esperienza di Eugenio sulla falsariga di quella di Paolo: dal Venerdì Santo alla missione per annunciare a tutti la sua scoperta. Tutto parte da qui, anche per noi.
  2. Interazione tra sguardo attento sulla realtà e ascolto profondo di ciò che Dio chiede per poter rispondere ai bisogni che si rendono evidenti agli occhi. Potremmo anche dire che è l’invito di Dio ad avere, rispetto alla realtà, il suo sguardo e il suo cuore che si muove a compassione e che spinge ad intervenire. Ci sono diversi esempi biblici a questo riguardo (ad es. Es 3,7 ss; Lc 1,26ss; Mt 9,35ss). È significativo che la prima delle nostre Costituzioni e Regole, partendo dall’esperienza di Eugenio e dei suoi primi compagni, fissi il canale tipico della vocazione oblata con queste parole: «La chiamata di Gesù Cristo, che i Missionari Oblati di Maria Immacolata colgono, sentendosi Chiesa, attraverso le esigenze di salvezza degli uomini, è quella che li riunisce e li invita a seguire il Signore e a partecipare alla sua missione con la parola e con l’azione…»
  3. Coscienza che le modalità di intervento da adottare nell’evangelizzazione devono essere adatte alla situazione. È implicata qui la creatività e quanto Eugenio stesso inviterà a fare: «Non lasciare nulla di intentato». Questa esigenza della missione diventa per noi un esame di coscienza rispetto al coinvolgimento personale nella missione che ci è chiesta e alla creatività da mettere in campo per trovare strategie missionarie adeguate.
  4. Equilibrio tra l’attività missionaria e tutte le altre componenti della nostra vita di consacrati. La risposta alla chiamata del Signore che ci invita ad avere il suo sguardo, i suoi sentimenti e a condividere la sua azione evangelizzatrice nei confronti della gente – e in particolare dei poveri – passa attraverso la fedeltà alla strategia individuata fin dagli inizi: una casa, una comunità, una regola. È l’insieme di questi elementi che esplicita la via del nostro cammino di santità. Mi sembra fondamentale, a questo riguardo, riportare quanto Eugenio stesso e i suoi primi compagni hanno scritto in quel testo rispetto alle finalità dell’opera che stava nascendo: «Il fine di questa Società non è solo quello di lavorare per la salvezza del prossimo dedicandosi al ministero della predicazione; ma anche quello principale di fornire ai suoi membri il mezzo di praticare le virtù religiose per le quali hanno una attrattiva tale che la maggior parte di loro si sarebbe consacrata ad osservarle per tutta la vita in qualche Ordine religioso, se non avesse concepito la speranza di trovare nella comunità dei Missionari quegli stessi vantaggi dello stato religioso al quale volevano votarsi. Se hanno preferito formare una comunità regolare di Missionari è per cercare di rendersi utili alla diocesi nello stesso tempo in cui si impegnano per la loro santificazione conformemente alla loro vocazione».
  5. In comunione con la Chiesa. È il motivo per cui Eugenio e i suoi primi compagni scrivono la richiesta ai Vicari della Diocesi. Non si può agire parallelamente alla Chiesa. Ne facciamo parte. In Lei e come sua espressione viviamo quello che lo Spirito ci ha consegnato come Carisma specifico. L’approvazione delle Costituzioni e Regole chiesta alla s. Sede ed ottenuta il 17 febbraio del 1826 ne è un’ulteriore conferma.

Che fortunati che siamo ad essere tra quelli che hanno accolto il Carisma dato ad Eugenio. Le difficoltà e le fatiche che sperimentiamo su tanti fronti (personale, comunitario, ecclesiale, apostolico, sociale…) non sono un motivo sufficiente per scoraggiarci; fanno parte del gioco. Così è stato per l’apostolo Paolo, così per Eugenio e gli Oblati che da lui sono nati, in particolare per tutti quelli che hanno testimoniato col sangue la passione per Cristo e per i poveri. 

L’Immacolata, che il 15 agosto del 1822 ha sorriso ad Eugenio, continui a sorriderci imprimendoci nel cuore la bellezza e la bontà del nostro Istituto che contiene i mezzi infallibili di salvezza per i membri e per i destinatari del suo ministero apostolico.


1Dal «Primo Commonitorio» (Cap. 23; PL 50, 667-668)- Vedi Lo sviluppo del dogma – san Vincenzo di Lerins, sacerdote | Abbà – Comunità Cattolica per l’evangelizzazione (comunita-abba.it)