2020. Inizia il novantanovesimo anno di pubblicazione della nostra rivista missionaria. Missioni OMI si prepara al centenario che cadrà esattamente nel mese di maggio del prossimo anno. Lo facciamo proponendo in ultima pagina alcuni numeri del passato per rileggere insieme la storia di questo mensile, ma anche la storia dei Missionari Oblati di Maria Immacolata e la storia della chiesa nella nostra Penisola e nel mondo. Missioni OMI è, tra le altre cose, uno straordinario strumento di documentazione sull’impegno di evangelizzazione degli OMI in Italia e nelle nazioni che tradizionalmente sono state legate alla storia oblata italiana: Laos, Indonesia, Senegal, Uruguay, Romania, Guinea Bissau, ma anche Stati Uniti, Canada, Corea del sud, Tailandia, Venezuela…
Gesù racconta della ricerca di una centesima pecora per la quale si sacrifica l’attenzione alle novantanove presenti nel recinto. È proprio l’idea della missione: andare incontro alla perduta, per trovarla e camminare insieme. Ma forse più che riportarla a casa conviene oggi pensare di trasferire le novantanove dove si trova la centesima. La missione probabilmente è anche decentrare l’annuncio di Cristo Salvatore. Non pensarlo cioè solamente in luoghi e forme canonici. Senz’altro ci salvano i sacramenti dove incontriamo realmente il Redentore, ma il dialogo, l’andare per incontrare e ascoltare, la distribuzione della misericordia, sono altrettanti canali della missione oggi. Il missionario non pensa a riportare, ma ad an- dare, non ha schemi rigidi e complessi, ma annuncia il kerygma intercettando le domande di senso. Cerca delle risposte cariche di speranza, anche lui è in cammino. Con la sua comunità non si arrende e non si chiude in schemi rigidi e ripetitivi che danno sicurezza, ma non giovano a nessuno.
Lasciamo le novantanove annate di Missioni OMI per andare incontro alla centesima, per dialogare, capire, rinnovare, fornire uno strumento utile oggi. Non vogliamo chiudere questa rivista in schemi ripetitivi, non vogliamo cercare scorciatoie, fare ragionamenti superficiali o di convenienza. Noi OMI italiani non abbiamo una grande tradizione nelle comunicazioni, ma questa rivista (e da una decina di anni il sito Inter- net omimed.eu e i profili social) sono gli unici biglietti da visita, l’unica presenza nel mondo delle comunicazioni dove spesso ci si esprime velocemente e superficialmente. La nostra incidenza nella società italiana è davvero piccola, i nostri lettori sono poche migliaia, ma possiamo continuare a cercare, intercettare, incontrare, dare spazio, evangelizzare.