Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata.

Con l’estate arriva anche un periodo di meritato riposo. Riposare è una dimensione da curare e forse da recuperare; con essa noi ritroviamo le energie necessarie per poter continuare a svolgere le nostre attività e soprattutto per poter incontrare gli altri con una maggiore disposizione a relazionarci in modo sano e costruttivo.

Nel mondo biblico, specialmente nel Primo Testamento, il riposo ha a che fare con il sabato. Partendo da questa costatazione vorrei fare qualche breve riflessione.

La parola “sabato”, in ebraico, è correlata ad un verbo impiegato spesso nel senso di“cessare”, “smettere di” e quindi “riposare”: “Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro…” (Gen 2,2-3).

Sono vari i significati che il sabato racchiude e che possono essere di stimolo anche per noi oggi; significati che, come cristiani, ritroviamo nella festa della domenica, giorno del Signore.

Un primo significato lega il riposo richiesto all’uomo al modo di agire di Dio che, al termine della creazione, si riposa: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo… Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo” (Es 20,8-11). In questo senso ci si riposa per fare proprio l’atteggiamentosapiente di Dio. È un modo per vivere l’essere fatti a sua immagine e somiglianza. Non solo: ci si riposa di sabato (e per i cristiani di domenica) innanzitutto per santificare questo giorno. Smettere di lavorare, e quindi riposare, diventa un modo per riconoscere Dio come Signore della propria vita. La tentazione sempre dietro l’angolo è quella di credere che se non penso io a me, nessuno ci penserà. Il credente, invece, sa di non essere solo. Scegliendo di santificare il giorno del riposo egli rinnova la sua professione di fede in Dio datore di ogni bene e quindi fonte prima della sua vita. È significativo quanto diciamo nella celebrazione liturgica: “Benedetto sei Tu, Signore, Dio dell’universo, dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo…”.

A questo primo “comando” che Dio dà all’uomo di riposare per imitare e santificare, segue un secondo: “Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato” (Dt 5,15). Israele, cioè, deve riposare per poter far memoria della sua liberazione mentre era schiavo in terra straniera. È il momento della custodia della memoria delle grandi opere di Dio nella propria storia. È grazie a questa memoria che si può vivere nella fiducia ogni oggi.

Questa esperienza, però, non deve indurre il “popolo eletto” a pensare di essere “esclusivo” davanti agli altri popoli. Riconoscendo nella memoria il peso della schiavitù e proclamando la gioia della liberazione dal “sovraccarico di lavoro” (Es 5,71), Israele deve evitare di ridurre l’uomo, qualsiasi uomo di qualunque condizione o provenienza, di nuovo in schiavitù. Da qui un ulteriore significato del Sabato: anche se per circostanze storiche ci si ritrova di fronte a differenze sociali e categoriali, il giorno del Signore deve ricordare ad ognuno la fondamentale uguaglianza e dignità di tutti gli uomini davanti a Lui e il rispetto per tutto il creato: “Il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno nè tu, nè tuo figlio, nè tua figlia, nè il tuo schiavo, nè la tua schiava, nè il tuo bue, nè il tuo asino, nè alcuna delle tue bestie, nè il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. 15 Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato” (Dt 5,14-15).

Come l’uomo e gli animali anche la terra ha bisogno di riposare. È da mettere in rilievo il fatto che un brano del libro del Levitico avvicini il motivo della deportazione di Israele in esilio al giusto riposo di una terra che per avidità non era stata rispettata nei suoi sabati (i necessari cicli di riposo): “Allora la terra godrà i suoi sabati per tutto il tempo in cui rimarrà desolata e voi sarete nel paese dei vostri nemici; allora la terra si riposerà e si compenserà dei suoi sabati. Finché rimarrà desolata, avrà il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l’abitavate” (Lv 26, 34-35). Un monito anche per noi?

Maria, donna della festa, ci aiuti a recuperare in questi giorni di distensione ciò che veramente ci fa riposare: un rinnovato rapporto con Dio fonte di vita, una visione nuova che ci fa scoprire in ogni altro un fratello da rispettare e amare, e un rapporto fecondo con la creazione nostra casa comune.

Ricordiamoci di pregare sempre gli uni per gli altri.

p. Gennaro Rosato omi
Superiore provinciale