Marino, 8 settembre 2018

Gen 12,1-9 / Salm 118 / 1Gv 4,7-21 / Lc 4,16-21

I brani scelti ci fanno entrare nel vivo della vita consacrata e missionaria. Possiamo leggerli a due livelli:

  1. Cosa ci fanno capire della vita Consacrata? Tra le varie cose che si potrebbero sottolineare, offro semplicemente qualche spunto sulla dimensione dei voti.

La prima lettura, che ci presenta la chiamata di Abramo, ci parla soprattutto del voto di povertà. Mette in evidenza non tanta la sua dimensione concreta, strettamente economica (rapporto con i beni, i soldi, le proprietà), quanto ciò che sta alla base di una scelta di povertà, la fiducia in Dio. Abramo, di per sé, non parte da “povero” perché porta con sé tutti i suoi beni:

 5Abram prese la moglie Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan. 

La povertà di cui ci parla Abramo è quella di dire sì al Signore che gli chiede di mettere il futuro nelle Sue mani: «và verso un paese che io ti indicherò». In genere il nostro futuro è qualcosa a cui attacchiamo il cuore e quindi è paragonabile alle ricchezze a cui ci leghiamo; siamo noi che facciamo il nostro progetto per il nostro futuro; è qualcosa su cui non ci piace che gli altri mettano mano. E quando subentrano situazioni che mandano all’aria questi nostri progetti entriamo in crisi, spesso anche di fede. Il Consacrato, invece, per scelta libera dice al Signore: la vita che mi hai dato, il tempo con i suoi giorni, la dono a te; di conseguenza lascia che sia Dio a progettare il suo futuro. E sperimenterà che Dio non farà mancare la sua provvidenziale presenza facendogli gustare le meraviglie che è capace di compiere nella sua storia.

La seconda lettura parla del voto di castità che è un voto che ha molto a che fare con l’amore.

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio.

Un noto autore del “nostro giro”, p. A. Cencini, dice che «Essere vergini per il Regno in quanto consacrati/e vuol dire: amare Dio al di sopra di tutte le creature (= con tutto il cuore, con tut­ta l’anima e con tutte le forze), per amare con il cuore e la libertà di Dio ogni creatura, senza legarsi a qualcuna né escluderne alcuna (= sen­za procedere con i criteri elettivo-se­lettivi dell’amore umano), anzi, amando in particolare chi è più tentato di non sentirsi amabile o di fatto non è amato».

Il Vangelo ci presenta il voto di obbedienza. Perché il Figlio di Dio dal Cielo scende sulla terra? Per ubbidire al Padre: «Sono venuto non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato» (Gv 6,38). E la volontà del Padre è una volontà finalizzata al bene dell’umanità. Il Vangelo di oggi lo specifica:

« Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore.

Obbedire significa allora entrare in sintonia col desiderio del Padre che cerca il vero bene dell’uomo e spendersi per questo, mettendo a Sua disposizione intelligenza, cuore, braccia, gambe e tutto se stessi.

  1. Cosa ci fanno capire della vita missionaria Oblata?

La prima lettura ci fa capire che non si può essere veramente missionari se non si coltiva e alimenta una relazione profonda e continua con Dio. Essere missionari non è svolgere qualche attività di beneficenza, ma innanzitutto vivere in sintonia con Lui per essere nel mondo segno della sua presenza e della sua benedizione. Il sì di Abramo a Dio esprime il desiderio e l’impegno a vivere nell’alleanza con Lui. E per questo suo sì Abramo riceve una promessa:

in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra.

Tutto il bene che possiamo fare agli altri è legato al sì che diciamo al Signore, un che parla del personale rapporto con Lui alimentato nella fedeltà e nell’amore.

La seconda lettura esplicita una realtà centrale dell’essere Oblati: la vita di comunità e la dimensione della fraternità. Vivere nell’amore, costruire relazioni fondate sull’amore è la manifestazione che veramente siamo stati toccati dalla grazia che ci trasforma:

16E noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi19Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo.

In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (3,16).

Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri (4,11). 

Nella vita Consacrata testimoniare la carità fraterna è un aspetto fondamentale della missione che il Signore ci affida: manifesta  in anticipo la vita di comunione che vivremo per sempre in Cielo. La fraternità, la vita di comunione, inoltre, è la sorgente da cui nasce la missione e ne è allo stesso tempo anche la meta. È indispensabile, allora, che coloro che condividono la vocazione alla missione siano persone che sanno costruire relazioni fondate sull’amore che viene da Dio.

Il Vangelo ci parla del contenuto dell’annuncio missionario: il Vangelo della vicinanza di Colui che è onnipotente e che si prende cura di tutti, in particolare dei poveri: «mi hai mandato ad annunciare il lieto annuncio ai poveri». È vero Vangelo, lieta notizia, quella parola potente capace di trasformarci. Ascoltiamo spesso delle belle notizie che però in genere ci lasciano così come siamo. Altre parole, invece, hanno la forza di cambiarci perché ci spalancano un panorama che prima era impossibile  prevedere. Pensiamo alla notizia che arriva ad un disoccupato di aver vinto un concorso e aver ottenuto un posto di lavoro: questa è una notizia che cambia la vita e permette di cominciare a progettare il futuro. Quanto più il Vangelo, la parola potente che viene dal Signore, potrà cambiare profondamente la nostra vita se lo ascoltiamo e gli diamo credito? Compito principale del Missionario Oblato è prestare la voce, farsi annunciatore di questa bella notizia che cambia la vita di chi l’accoglie con fede.

Carissimi Stefano e Bruno, vi auguro che possiate essere buoni Consacrati e buoni Missionari; di essere semplicemente Missionari Oblati di Maria Immacolata.

Facendomi portavoce di tutti coloro che sono qui con noi a sostenervi in questo momento centrale della vostra vita, vi affido a Maria nostra Signora, Modello e Madre. Sia lei a tenervi per mano e a farvi crescere dietro a Gesù, a farvi gustare, per la comunione con Lui, la gioia che viene dal donarsi agli altri.