Maria Chiara lavora da una vita per i poveri. Ha fatto parte della Caritas parrocchiale e vicariale e di gruppi missionari sin dall’età giovanile. Si è impegnata nell’animazione di veglie di preghiera, nei mercatini missionari, nelle tombolate di beneficenza e successivamente nella raccolta di viveri ai supermercati e di farmaci, nelle adozioni a distanza e nella preparazione di bomboniere solidali. Ha davvero un’esperienza a tutto campo che le darebbe diritto ad una laurea in economia dello sviluppo e della solidarietà (se mai esistesse una facoltà di questo genere). Ha maturato anche un’esperienza nell’ambito del fund raising, la raccolta fondi, sperimentando, con persone che avevano la sua stessa visione della vita, molteplici possibilità.

Negli anni, Maria Chiara ha sviluppato idee e pensieri verificati poi sul campo e in tante conversazioni con i suoi collaboratori. Ha anche animato una prassi conseguente costituita da azioni semplici, ma molto efficaci che univano l’autoeducazione, il contatto personale, il passa parola, i volantini, la rete internet e i social media. Ha capito che lavorare per i poveri del mondo significa conoscere, incontrare, uscire in qualche maniera dal proprio ambiente senza smettere, però, di essere profondamente radicati in esso.

Si vive in un luogo preciso, con le sue coordinate geografiche e sociali, ma con un’apertura di mente e di cuore che nutre il vivere civile e lo rende autentico perché non ripiegato su se stesso.

C’è un principio del pensatore Romano Guardini (1885-1968) che Maria Chiara ha imparato a vivere, ignorando l’esistenza di questo filosofo e teologo, scoprendolo direttamente sul campo, È l’idea del “concreto universale” che mette insieme due entità apparentemente contraddittorie. Da una parte la concretezza dell’azione nel ‘qui’ e ‘ora’, dall’altra l’apertura e l’interesse per le sorti dell’umanità intera amata e redenta da Cristo. Non un’anonima fuga dalla storia, disincarnata e sterile, nemmeno una chiusura acida e pessimista, ma un attraversare la vita con equilibrio di pensiero e di azione. Preoccuparsi delle sorti degli indigenti significa vivere in maniera nobile la vita. Anche quest’anno raccontiamo del bene che i missionari operano con instancabili energie. Progetti di sviluppo, di alfabetizzazione, o nell’ambito sanitario, che procedono insieme al cammino di evangelizzazione e di costruzione delle chiese locali. Un “concreto universale” tangibile (al quale molti italiani danno un generoso contributo) che è utile conoscere e raccontare.

(editoriale di Pasquale Castrilli omi, tratto da MISSIONI OMI 4/2017)