dalla-trinita-a-gesu-in-mezzo-a-noi-nella-storia

 

I contenuti del libro sono un po’ ardui. Me lo diceva pure don Alfonso, il prefatore della sua edizione francese. Sì, è vero. La comunione conduce molto in alto, all’altezza della Trinità. Da essa poi si entra in un sentiero teologico che mena alla presenza di Gesù in mezzo a coloro che vivono in comunione. La qual cosa porta a scrivere nel libro che la comunione missionaria “fa rivivere Dio in mezzo a noi infondendo un dinamismo divino alla vita e alla missione ecclesiale”.

Si sale molto alto dunque, ma senza togliere i piedi da terra. La comunione, seppure si presta a slanci di tipo pindarico, è talmente concreta che si fa storia. Infatti, essa esiste solo quando per grazia di Dio la si vive. Quando ci amiamo non solo a parole, ma in atti, secondo un “come” di-rinuncia-e-dono-di-sé: ”Amatevi come io vi ho amati”. E’ allora, nella kenosi sull’esempio di Cristo (che secondo san Paolo equivale allo svuotamento di sé fino a dare la vita per amore del prossimo per una “risurrezione reciproca”), che possiamo dirci in comunione gli uni con gli altri; ed è allora che permettiamo a Gesù risorto di rivivere con il suo Spirito tra noi per essere suoi testimoni.

D’altronde, il libro mostra che questa tematica di alta quota si traduce nella concretezza dell’amore: dalla premura nella comunicazione al sorriso dell’ospitalità; dall’ascolto simpatico alla compassione per farsi uno con l’altro, condividendone gioie e dolori; dall’aspettarci gli uni gli altri nella pazienza al camminare insieme incoraggiandoci a vicenda; dalla misericordia verso chi percorre vie sbagliate all’umiltà nell’accettare gli altri così come sono.

Dal libro si percepisce che la comunione, oltre ad essere concetto teologico di grande efficacia per la missione, è prima di tutto un programma di vita  che aiuta ognuno a vivere “missionariamente” nel mondo condividendo con gli altri un viaggio verso la santità di Dio.

Di più. La comunione di cui vi si scrive è così pratica da poter divenire un concetto d’ispirazione per perseguire, a livello locale e universale, politiche sociali e economiche. Quelle atte a far vivere l’incontro tra culture diverse in maniera armoniosa e arricchente; e a colmare il fossato iniquo tra ricchi e poveri del mondo. In tal caso, il principio della comunione dei beni, a tutti i livelli, potrebbe liberarci da ogni rischio di terrorismo. Più concreto di così!