La paura di una presunta invasione degli immigrati risulta alta nel nostro paese. Si pensa che le migliaia di sbarchi in Sicilia e Calabria rovineranno l’identità italica. E così assistiamo spesso ad episodi di chiusura, rifiuto, opposizione. Eppure le cifre sono chiare anche se non è sempre facile racchiudere tutto in esse. L’Italia ha 5 milioni circa di stranieri residenti (pari all’8,2% della popolazione) a fronte di 1,2 milioni in Austria (il 13,2% della popolazione) e 4,5 milioni della Spagna (9,6% della popolazione). In altre parole agli amici che arrivano dal sud del mondo non interessa granché fermarsi d noi, in una nazione che stenta ad offrire lavoro alle sue giovani generazioni e sposta i suoi insegnanti come pedine sulla scacchiera. Rumeni e marocchini, albanesi e nigeriani si fermano con noi solo se non hanno parenti e amici che possano dare loro prospettive migliori nel nord Europa. Certo l’incremento di presenze straniere è significativo soprattutto in regioni come Emilia Romagna, Lombardia e Umbria. Ma da qui a parlare di invasione la distanza è grande. Forse non è fuori luogo usare un termine energico che descrive alcuni episodi di cronaca. Si tratta di razzismo, quell’atteggiamento, fondato spesso su luoghi comuni, che tanto ci faceva arrabbiare quando erano altri a rivolgerlo nei nostri confronti. Diciamo che risulta sempre utile (e onesto) conoscere e informarsi per crearsi un’idea e non fare di tutta l’erba un fascio. Il mondo delle persone immigrate è piuttosto vario. Ci sono coloro che si muovono per ragioni economiche, alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli. Altri lo fanno per chiedere asilo, ospitalità e protezione dopo essere fuggiti da situazioni di guerra o persecuzione.

A dire il vero ci sono in giro nella Penisola meravigliose testimonianze di accoglienza che si spingono fino alla frontiera ardita dell’integrazione. Questa richiede, lo sappiamo, tempi lunghi, serenità e notevole apertura di orizzonti. Due esempi li raccontiamo anche noi di Missioni OMI in questo numero di novembre. La seconda puntata di una storia di tenacia in Lombardia e la ricollocazione di una struttura in Toscana. Piccole gocce, forse, ma reali. Storie che hanno cambiato in meglio la vita dei protagonisti, che hanno tenuto in grande considerazione le parole pronunciate da papa Francesco in occasione dell’incontro con i profughi nell’isola greca di Lesbo, lo scorso 16 aprile: “Non bisogna mai dimenticare che i migranti, prima di essere numeri, sono persone, sono volti, sono storie”.

(editoriale di Pasquale Castrilli omi, tratto da MISSIONI OMI 11/2016)