Tratto da: “Un anno con S. Eugenio e i suoi Oblati” di p. Fabio Ciardi. 16 marzo.

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Le missioni all’estero saranno viste da noi come un mezzo eminentemente adeguato per procurare la gloria di Dio, contribuire all’incremento della Religione e aumentare la fama della nostra Congregazione. Per di più, questo tipo di ministero può solo generare meriti maggiori. Queste missioni sono in effetti una vera e propria sorgente di beni spirituali, che si riversa su un gran numero di anime, convertite o confermate nella vera fede. Contemporaneamente esse costituiscono una prova tangibile della divinità della Chiesa cattolica e, in misura non minore, dello zelo della nostra Congregazione per la gloria di Dio e della sua carità indefettibile per le anime più abbandonate. (…)

Desiderio ardente di diffondere la fede, magnanimità e volontà salda, solerzia e slancio nell’azione, fermezza e costanza nella prova, amabilità nelle relazioni, buona salute e forza, sia nelle iniziative sia nelle difficoltà che la vita potrebbe comportare, ecco in breve cosa chiedere ai candidati per quest’opera delle opere. (Eugenio de Mazenod, Instruction relative aux Missions étrangères, Rome, Maison Générale, 1939, p. 4-5)