I laici danno ai carismi la possibilità di toccare ulteriori mondi. Li tirano fuori dal loro clericalismo per spingerli sulle strade della storia. Li fanno uscire da perimetri chiusi e limitati per dare loro un riscontro civile. Il mondo ha bisogno di respiro, di bellezza, di utopia. I carismi hanno questi ingredienti nel loro DNA che possono essere messi a disposizione di tanti per rendere il mondo una casa comune. Se vogliamo, è la dimensione sociale dell’evangelizzazione che non afferra solamente una parte dell’essere umano, ma ogni dimensione del suo esistere: il lavoro, gli affetti, le relazioni sociali, il tempo libero…

È forse ancora tanta la strada da fare per capire profondamente il ruolo dei laici nella chiesa cattolica odierna. Un punto fondamentale sembra essere quello della formazione dei laici. Mentre per i presbiteri e i religiosi la chiesa prevede un percorso educativo serio ed articolato, la formazione cristiana dei laici è lasciata spesso all’improvvisazione o alla responsabilità del singolo. Quando negli anni ’80 del secolo scorso nacquero e si svilupparono in Italia gli Istituti di Scienze religiose, molti laici frequentarono con interes- se e frutto i corsi proposti. Una formazione di cui tanti hanno beneficiato per la propria identità e per il servizio ecclesiale. Oggi, in molte zone d’Italia, la vita di queste strutture educative si è notevolmente ridimensionata. E con essa anche la proposta formativa per i laici. Il fatto è che se si parla di vocazione laicale, bisogna necessariamente tirare le conseguenze. Un giovane con una vocazione al sacerdozio trascorre almeno sei anni della propria vita per consolidare l’identità e il servizio. E per un laico come ci si muove? Che scelte si fanno?

L’impressione è che nel recente passato, gli istituti religiosi e missionari, come anche i movimenti e le associazioni ecclesiali, pensassero con più impegno ad una proposta formativa articolata e appropriata per laici. È forse necessario, in questi primi decenni del terzo millennio, ripensare e rilanciare questa dimensione così essenziale per il bene della chiesa, questione che non può essere lasciata solo alla libera iniziativa e interpretazione. Prevedere un curriculum formativo che permetta di accedere a conoscenze, in campo biblico, storico, giuridico e morale, può essere molto necessario oggi per un’incisiva missione di testimonianza e servizio. “La maturità di qualunque gruppo di laici e della sua identità vocazionale all’interno del popolo di Dio, dipenderà dalla solidità formativa che hanno ricevuto”, scriveva p. Jesús Ruiz Molina per anni coordinatore dei laici comboniani.

(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, tratto da Missioni OMI 11/2017)