Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata,

siamo ormai alla fine del mese di ottobre, il mese missionario che difficilmente dimenticheremo sia per i drammatici eventi in corso, come lo scoppio di una nuova guerra in Palestina, sia per il Sinodo ecclesiale sulla sinodalità che lascia intravvedere un nuovo soffio dello Spirito che continua ad agire e a infondere vita.

Ho scelto questo titolo, che ci riporta all’essenza del nostro carisma, perché richiama il contenuto delle linee guida che hanno accompagnato la nostra Provincia mediterranea in questo ultimo triennio; è un modo per prepararci alla ormai prossima Assemblea provinciale nella quale verificheremo il cammino fatto e rilanceremo quello da fare.

Alla base di questa espressione c’è innanzitutto l’esperienza dell’apostolo Paolo che la pone all’inizio della lettera ai Romani quasi a voler specificare la sua personale identità: “Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio…” (Rm 1,1). A seguito dell’esperienza vissuta sulla via di Damasco (At 9,1ss), Paolo ha fatto della missione il senso della sua vita.

Una missione che ha un punto di origine: l’incontro col Signore risorto e la scoperta del suo amore che salva (Gal 2,20).

Una missione che ha un preciso messaggio da comunicare, Gesù, il Crocifisso-Resuscitato (1Cor 15,1ss), e uno scopo: suscitare la fede in Lui per vivere, in Lui, una vita nuova (Rm 6,1-4).

Una missione che ha dei destinatari: il mondo intero, senza distinzioni (1 Cor 9,19ss). Una missione che ha come spinta propulsiva la coscienza di essere in debito (Rm 1,14) per l’inestimabile dono ricevuto e che non può essere trattenuto.

Una missione portata avanti a qualsiasi costo, anche quello della vita (2Cor 11, 23-29).

L’espressione Prescelti per evangelizzare, ci riporta, inoltre, alla nostra Costituzione 2 che dice: «Prescelti “per annunciare il Vangelo di Dio” (Rm 1,1), gli Oblati abbandonano tutto per seguire Gesù Cristo…».

È un chiaro invito a seguire le orme di Paolo, a cominciare dal punto centrale da cui tutto poi viene di conseguenza: lasciare tutto per seguire Gesù che concretamente per noi oggi significa, come spiega la stessa Costituzione, impegnarsi a conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con Lui, a lasciarlo vivere in noi, a riprodurlo nella nostra vita e, anche a costo della morte, come Lui, essere obbedienti al Padre mettendoci al servizio del suo popolo con amore disinteressato.

Conosciamo, a questo riguardo, il pensiero e l’esperienza di Eugenio. Mi piace riportare qui la testimonianza di due diversi santi che ci fanno capire come le cose essenziali sono comuni a tutti coloro che seguono seriamente il Signore. La prima è quella di Charles de Foucauld; riporto quanto papa Francesco ha detto in una delle ultime udienze generali: «Qual è stato il “segreto” di Charles de Foucauld, della sua vita? Egli, dopo aver vissuto una gioventù lontana da Dio, senza credere in nulla se non alla ricerca disordinata del piacere, lo confida a un amico non credente, a cui, dopo essersi convertito accogliendo la grazia del perdono di Dio nella Confessione, rivela la ragione del suo vivere. Scrive: «Ho perso il mio cuore per Gesù di Nazaret». Fratel Carlo ci ricorda così che il primo passo per evangelizzare è aver Gesù dentro il cuore, è “perdere la testa” per Lui. Se ciò non avviene, difficilmente riusciamo a mostrarlo con la vita. Rischiamo invece di parlare di noi stessi, del nostro gruppo di appartenenza, di una morale o, peggio ancora, di un insieme di regole, ma non di Gesù, del suo amore, della sua misericordia…».

La seconda testimonianza è quella di madre Teresa di Calcutta. Decise di fondare un nuovo Istituto religioso a seguito di una profonda esperienza spirituale: sentì quasi fisicamente il grido di Gesù “Ho sete”. E intuì in quel grido la sua vocazione, sentì la sete di Gesù che la chiamava a dare la vita a servizio della sete dei poveri e degli emarginati. Spiegava alle sue consorelle: «Ho sete, è qualcosa di molto più profondo che non il dire semplicemente, da parte di Gesù: “Vi amo”. A meno che voi non sentiate nel profondo di voi stesse che Gesù ha sete di voi, non potrete cominciare a capire ciò che Lui vuole essere per voi e voi per lui. Questa unione personale con Gesù deve portare frutti nel servizio ai poveri».

Maria, Regina delle missioni, ci aiuti a non perdere mai i due fuochi della nostra missione, la relazione vitale con Gesù e il servizio per i poveri.

Ricordiamoci di pregare sempre gli uni per gli altri.

P. Gennaro Rosato
Superiore provinciale