VOCAZIONE AL CARISMA

MATTEO 4, 18-22
Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

La chiamata di Pietro e Andrea, come quella di Giacomo e Giovanni fa memoria di quell’istante in cui è stata cambiata la loro vita. Tutti noi abbiamo un momento decisivo nella nostra esistenza. Esso è riconoscibile dal fatto che dopo quel momento la vita non è più la stessa. Ogni volta che facciamo esperienza, con momenti di gioia o di dolore, lì è Gesù che passa nella nostra vita e ci chiama. A noi la libertà della scelta di seguirlo, ma di seguirlo come?
“Ci sono dei laici che si riconoscono chiamati a partecipare” al carisma (regola 37). Qui si parla di “chiamata”, cioè di “vocazione”. Sentirsi chiamato non può essere una mozione soggettiva personale, o ancor di meno, una semplice chiamata da parte di qualche oblato consacrato al laico per fare qualcosa, ma è un’autentica e propria “vocazione” una chiamata di Dio… La vocazione al carisma non è una cosa separata o parallela alla vocazione laicale, ma inserita profondamente in essa, come una vocazione nella vocazione….
Il carisma è un dono dello Spirito e pertanto risuona nel cuore della persona e gli fa capire: “Questo è per me” “Questo è quello che cercavo” … La vocazione al carisma, per chi ce l’ha ridà una identità che tocca il centro della vita di una persona, dà un certo colore, un certo profumo ad essa. Per questo non è compatibile con altri carismi…
Un aspetto importante della vocazione è il discernimento, processo indispensabile per riconoscere effettivamente l’appartenenza al carisma… (alla luce del Congresso OLAC22 di p. David Lopez OMI).
Purtroppo, gli stili di vita dell’essere umano contemporaneo non facilitano il percorso di discernimento che, al contrario, rifugge da qualsiasi tipo di fretta e facile semplificazione.
Oggi la nostra esistenza è molto più legata all’istante invece il discernimento ha bisogno di tempo, di memoria. Fare memoria, guardare alla propria storia personale, agli episodi significativi del nostro vivere quotidiano, è necessario per orientarci e trovare la giusta direzione. Vivere la vocazione di laico oblato è sostanzialmente riconoscersi oggi “uomini di Eugenio” e pertanto vivere nella quotidianità e nello straordinario (la missione) così come avrebbe fatto lui. Sentire di essere chiamati a percorrere la stessa strada, a vivere con la stessa impetuosità e la stessa passione la vita. Scrutare nelle maglie della storia per capire l’opera che abbiamo da compiere, cercare la volontà di Dio nell’esistenza di ognuno di noi. 

ATTUALIZZAZIONE

Dopo l’assemblea di settembre, riflettendo sul documento di p. David e sugli spunti suggeriti in assemblea, ci siamo domandati quale poteva essere un modo per far fruttare la nostra vocazione e come mettere al servizio il cammino fatto. Grazie al discernimento comunitario e ai doni dello Spirito abbiamo capito che era necessario, in questo periodo post covid caratterizzato da diffidenza, chiusura, isolamento e paura, essere portatori di speranza. Era la vocazione a cui eravamo chiamati in questo momento storico. È nata, così, l’idea di proporre un percorso di approfondimento e di accompagnamento spirituale che potesse aiutare i membri della nostra comunità, ma anche altri. Nella logica della missione, infatti, si cresce nella misura in cui ci si apre, nella misura in cui ci si dona. Grazie al supporto di p. Angelo Capuano, il 15 gennaio, con la presenza del nostro Arcivescovo e dei parroci delle parrocchie ospitanti i quattro momenti, si è dato inizio al percorso” Dai nostri deserti…, la speranza”. Questa esperienza è stata articolata su quattro incontri itineranti, per dare l’idea della necessità di dover camminare nel deserto per giungere all’oasi. In verità la finalità del pellegrinare è quella di far condividere, a quanti partecipano, la propria esperienza di fede. Ad oggi i due incontri svolti hanno visto partecipanti provenienti non solo dalle parrocchie coinvolte ma anche da altre realtà; l’entusiasmo e il coinvolgimento degli stessi, ci ha indotto a proporre una giornata di ritiro in occasione del terzo incontro. Sarà una nuova modalità che Dio ci indica per fare missione? Da pellegrini e viandanti, rimanendo radicati alla vocazione missionaria e vivendo il testamento del nostro fondatore, camminiamo sulla strada della missione con amore e fedeltà bisognosi di rendere un servizio alla chiesa e ai fratelli.

DOMANDE PER LA RIFLESSIONE

Quali sono gli elementi caratterizzanti di un laico oblato?
– Ti sei mai chiesto/a quale sia la tua vocazione, a cosa Dio ti chiama?
– Riesci a riconoscere la tua vocazione?
– Riesci ad intuire in ciò che vivi quello che Dio ti suggerisce?
– Siamo disposti a prenderci la responsabilità che la vocazione richiede al nostro agire?
– Quali sono gli elementi caratterizzanti di un laico oblato?