Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata,

comincio a scrivere questa riflessione il primo novembre, solennità di tutti i santi. La santità è la vocazione a cui tutti siamo chiamati; è un dono del Signore, che con la sua Pasqua ci ha radicalmente rinnovati rendendoci figli di Dio, ed è anche impegno nostro a camminare come figli della luce. Sono tanti i cammini di santità, ma ce n’è uno che caratterizza il nostro in quanto membri della famiglia oblata.

Se chiedessimo ad Eugenio perché il Signore ha ispirato il desiderio di riunirsi in “società”, risponderebbe: per lavorare più efficacemente alla salvezza delle anime e alla propria santificazione. Sono qui espressi due motivi che non sono semplicemente messi uno accanto all’altro; sono, al contrario, profondamente intrecciati tra loro.

Potremmo dire, infatti, che se la missione di portare il Vangelo ai poveri è lo specifico che ci riunisce in comunità, la santità è una condizione indispensabile perché questo si realizzi: “Cosa devono fare a loro volta gli uomini che vogliono camminare sulle orme di Gesù Cristo, loro divino Maestro, per riconquistargli tante anime…? Devono lavorare seriamente a diventare santi» (Prefazione alle Costituzioni e Regole).

D’altra parte, è anche vero che la missione non è solo beneficiata dalla santità dei missionari ma può diventare essa stessa, per loro, luogo privilegiato di santificazione; essa, infatti, richiede una costante e rinnovata disponibilità ad uscire dalla tentazione sempre attiva di un ripiegamento su di sé e dalla propria zona di confort per trasformare la vita in un canale per far arrivare a tutti il tesoro ricevuto: il Vangelo. La qualità della nostra risposta alle esigenze di salvezza degli altri misura il grado del nostro coinvolgimento e ci stimola ad una sempre maggiore conformazione all’intenzionalità tipica dell’agire di Gesù, dare la vita perché gli altri abbiano la vita: la missione non è sul piano del fare ma dell’essere, dell’essere in Cristo. La conformazione a lui che la missione esige, è una via di santità.

La nostra Costituzione n. 2, che rivela la natura profonda degli Oblati, sintetizza in modo splendido tutto questo quando dice: «Prescelti “per annunciare il Vangelo di Dio” (Rm 1,1), gli Oblati abbandonano tutto per seguire Gesù Cristo. Per essere suoi cooperatori, si impegnano a conoscerlo più intimamente, a immedesimarsi con lui, a lasciarlo vivere in loro. Sforzandosi di riprodurlo nella loro vita, vogliono essere obbedienti al Padre, costasse anche la morte, e si mettono al servizio del popolo di Dio con amore disinteressato. Il loro zelo apostolico è sostenuto dall’oblazione di sé senza riserve costantemente rinnovata nelle esigenze della loro missione».

Durante il Capitolo generale da poco concluso, il p. Generale uscente, p. Louis Lougen, nella sua relazione iniziale, parlando a noi Oblati, ha detto che abbiamo una responsabilità per il futuro della nostra Congregazione, responsabilità che si concretizza nel mantenere in una tensione creativa e dinamica la missione e la consacrazione perché possano arricchirsi reciprocamente. E ha poi specificato che la sfida missionaria, per la predicazione del Vangelo ai poveri e ai più abbandonati, passa attraverso una convinta assunzione dei tre valori della vita religiosa apostolica: i voti, la spiritualità e la vita comunitaria.

Sono questi tre valori che tracciano il cammino per rendere effettivo il nostro essere in Cristo, così come ci invita a fare la Costituzione 2. Vissuti alla luce di quanto le nostre Costituzioni e Regole ci indicano, si riveleranno come elementi fondamentali del nostro cammino di santità1.

Maria manifesta in modo luminoso la fecondità a cui porta l’essere tutta di Dio e tutta per l’umanità; affidiamo a Lei il nostro cammino di santità vissuto alla luce del nostro carisma.

Ricordiamoci di pregare sempre gli uni per gli altri.

p. Gennaro Rosato
Superiore provinciale


1 C. 163: «Le Costituzioni e Regole propongono ad ogni Oblato i modi di camminare sulle orme di Gesù Cristo. Esse si ispirano al carisma vissuto dal Fondatore e i suoi primi compagni; in più hanno ricevuto l’approvazione ufficiale della Chiesa. Permettono così ad ognuno di valutare la qualità della sua risposta alla chiamata che ha ricevuto e di diventare santo.