Caro Superiore Generale, p. Provinciale, cara presidente delle COMI, rappresentanti dei diversi istituti e gruppi della Famiglia Oblata italiana. Cari Oblati, Assistenti locali e soprattutto carissimi laici dell’AMMI,

vorrei fare anch’io come Assistente nazionale i miei auguri a tutti voi in questo centenario. Io svolgo questo servizio da poco tempo, e quindi raccolgo quello che hanno fatto altri prima di me. Alcuni ci guardano dal cielo e sono sicuro che lo fanno con un sorriso e stanno pregando per noi. Sono state già dette tante cose belle. Vorrei sottolineare due aspetti, due punti di forza in questa storia di 100 anni dell’AMMI in Italia. Poi dirò una parola rivolta agli associati e una parola agli Oblati.

Il primo aspetto è il ponte tra il vecchio e il nuovo, la tradizione e l’innovazione. L’AMMI in Italia ha saputo conservare il nome e la tradizione dell’Associazione che la Congregazione aveva stabilito nel 1920 (AMI, poi 1926 AMMI aggiungendo “missionaria”), con lo scopo di coordinare e unificare i diversi gruppi che esistevano già in diverse Province oblate e ottenendo l’approvazione della Santa Sede. Il superiore generale di allora, Augustin Dontenwill, affermò che l’Associazione era “come un prolungamento della Congregazione tra i fedeli”. 

Col Vaticano II si è approfondita la dignità dei fedeli laici nella Chiesa con una nuova ecclesiologia. Nell’ambito Oblato, negli anni ’80 e ’90 è cresciuta la coscienza che il carisma non è un patrimonio chiuso dei religiosi oblati ma che è anche un dono per i laici e anche per altri istituti. Il laico non è solo un ausiliare o collaboratore del Missionario (che era solo il prete consacrato – secondo il vecchio diritto canonico-) ma anche un vero/a missionario/a nel suo ambiente. Questa svolta carismatica e ecclesiologica ha fatto sì che la Congregazione esprimesse questa realtà nella Regola 37 dove si parla di alcuni laici che “si riconoscono chiamati a parteciparvi secondo il loro stato di vita e a viverlo con modalità che variano a seconda degli ambienti e delle culture. Essi partecipano nel carisma in uno spirito di comunione e di reciprocità tra loro e con gli Oblati”.

Questa nuova realtà si struttura in Italia, conservando il nome tradizionale, “AMMI”, ma col nuovo spirito del laico missionario oblato associato. Questo è uno dei punti di forza dell’AMMI in Italia: il ponte tra il vecchio e il nuovo, la tradizione e l’innovazione che ci parlano del dinamismo del carisma che, nonostante abbia 200 anni di storia, è sempre nuovo in ogni contesto e situazione in comunione con la Chiesa pellegrina. 

Un altro aspetto che vorrei sottolineare è l’incarnazione della comunione in una struttura in rete nazionale che mi sembra qualcosa da non sottovalutare. La rete nazionale supera il pericolo di uno sguardo meramente locale, dell’attaccamento a questo o all’altro Oblato, a questa comunità oblata, o a questa o all’altra attività, etc. L’Oblato può essere spostato, la comunità oblata può essere chiusa, l’attività può cambiare, ma la comunità laicale rimane, proprio perché fa parte di qualcosa di più grande che la sostiene. 

Sant’Eugenio insisteva molto con i primi Oblati riguardo all’importanza di vivere secondo la Regola della Congregazione. A noi la parola “Regola” può sembrare un po’ fastidiosa perché è contro-culturale. Ma se la vediamo come qualcosa al servizio della comunione e dell’identità allora la cosa cambia. La struttura mantiene l’unità tra di noi, ci dà stabilità e sicurezza, e allo stesso tempo, ci smuove e ci sfida nella missione e nella fedeltà al carisma. L’Associazione nel suo insieme deve essere sufficientemente flessibile per tenere dentro le diversità e saper adattarsi alle nuove situazioni. Allo stesso tempo, sufficientemente definita per assicurare l’identità carismatica, l’unità e la sana autonomia dei suoi membri, sempre in comunione con gli Oblati, con gli altri componenti della Famiglia Oblata, e inserita nella Chiesa locale e universale.

Cari laici dell’AMMI, non dimenticate che il carisma oblato è un carisma di santità e di missione. La passione di Eugenio per la Chiesa e i poveri lo ha portato a proporre una vita comunitaria nella radicalità, non solo per stare bene tra noi, ma per farci santi insieme dando la vita per la missione. Se Gesù Cristo non è al centro della nostra vita, non vale la pena essere nell’AMMI!

Una parola per gli Oblati. Credo che dovremo crescere ancora nella consapevolezza dell’enorme dono di Dio che sono per noi questi laici, chiamati tra i tanti che incontriamo nel nostro apostolato, a vivere lo stesso carisma con noi. Siamo chiamati ad aprire le nostre comunità e le nostre iniziative di evangelizzazione dei poveri per crescere ancora nella collaborazione con loro per il bene della Missione e della Chiesa. Fa bene a noi consacrati, fa bene a loro laici, e soprattutto è quello che lo Spirito ci sta chiedendo. I laici dell’AMMI, se sono quello che devono essere veramente, non sono l’oggetto del nostro apostolato, ma il soggetto attivo della missione oblata, i compagni con i quali condividiamo il discernimento, la missione e la vita. Bisogna crescere ancora nello stile sinodale a cui papa Francesco ci invita sapendo che “è nella comunione, anche se costa fatica, che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo” (EG 130).

Per questo, credo che l’AMMI italiana, con tutti i suoi limiti, in questo momento può essere una luce anche per la Congregazione, nella quale si sta riprendendo il discorso del Laicato oblato unificato nella preparazione al Congresso mondiale di Associazioni oblate di laici. Magari questa rete, aggiornando ciò che è necessario, potrà allargarsi in ambito internazionale per arrivare a una consapevolezza di una identità comune del laicato oblato nel mondo. 

Ringrazio ancora Nostro Signore per tutti i doni che ha dato all’Associazione, e a tutti voi, ricordando anche coloro che prima di noi hanno reso possibile questi 100 anni di cammino nella santità. Andiamo avanti lasciandoci prendere per mano da Maria Immacolata e da sant’Eugenio. Che Dio continui a benedirci e come si diceva nei tempi antichi: “Lunga vita all’AMMI”! 

David López Moreno, OMI
Assistente nazionale AMMI