Omelia del superiore provinciale p. Gennaro Rosato
in occasione dei voti perpetui di Danilo Branda OMI

Fare memoria delle nostre origini

Siamo in Quaresima e quindi è “obbligatorio” parlare di conversione. Uno dei significati della conversione è quello del ritorno. Siamo chiamati a ritornare a casa (come il figliol prodigo), a recuperare, cioè, le nostre radici perché la pianta che siamo noi possa effettivamente portare frutto.

E dove dobbiamo tornare, qual è la casa paterna e originaria da ritrovare e che ci permetterà di crescere sani e forti e di portare frutto realizzando il progetto iscritto nella nostra vita? La Parola di Dio. Tutto è nato da lì e tutto da lì rinasce: «Dio disse e così fu» ci ricorda il libro della Genesi quando parla dell’origine di ogni cosa creata, incluso l’uomo. Una definizione dell’essere umano che mi piace molto è questa: ognuno di noi è una Parola carica di promesse uscita dalla bocca dell’Onnipotente amore.

L’attenzione al “contatto vitale” con la Parola è il messaggio della prima lettura ambientata nell’ultimo tratto del percorso che porterà il popolo dalla terra della schiavitù alla terra promessa. Proprio prima di oltrepassarne il confine il Signore ricorda il presupposto indispensabile per poter godere di un futuro di libertà in quella terra tanto desiderata: «Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima». 

Ogni volta che Israele si distaccherà da queste radici sperimenterà l’aridità, sarà come un tornare indietro nel deserto, con la Terra promessa ancora da raggiungere. Col Salmista, allora, anche noi vogliamo dire: «Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti» (Sal 18).

Questa questione è di centrale importanza anche nella vita di Danilo che oggi si consacra. Dopo l’omelia, infatti, esplicitamente gli chiederò: «Vuoi impegnarti costantemente a seguire il Vangelo e ad osservare la Regola della nostra famiglia, per giungere alla perfetta carità verso Dio e verso il prossimo?».

Se Danilo dirà di sì allora potrà fare i voti, se dirò di no, non li potrà fare. Sarebbe come partire sapendo che invece di andare avanti andrà indietro, nell’aridità del deserto.

L’invito a vivere la Parola, però, non è solo per Danilo, ma per tutti i discepoli, per tutti noi.

Per un momento possiamo anche chiudere gli occhi e immaginarci seduti in riva al lago ad ascoltare Gesù che oggi ci dice: «siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti».

Qui, possiamo dire, è la sintesi dell’itinerario di conversione che ci è richiesto. È un testo che ci parla di Dio e del suo amore per ognuno; ci parla di noi e del nostro dover vivere da figli di questo Padre.

Convertirsi credendo nel Vangelo

Quella che ho appena citato è una frase che può essere messa in parallelo con un’altra che dice: «Gesù andò nella Galilea, proclamando il Vangelo di Dio, e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo“» (Mc 1,14ss).

Gesù è presentato nella sua attività principale, quella dell’annuncio del Vangelo. E cosa proclama? La vicinanza del regno di Dio, un’espressione che vuol dire: Dio regna. Ricordiamo che il termine Vangelo significa annuncio di qualcosa di bello, qualcosa che riempie di gioia perché ha la forza di cambiare le situazioni e di spalancare un nuovo e sperato futuro. Ora, Gesù qualifica come Vangelo l’annuncio del fatto che Dio regna. È questo contenuto, ci garantisce Gesù, ad avere la forza di cambiare la vita e la storia. 

Quando siamo un po’ in crisi, in difficoltà per tanti motivi, pensiamo a queste due semplici e potenti parole: Dio regna. Cioè, Dio è qui, è presente, ha in mano le fila della storia e della mia vita e io sto in buone mani…

Cosa dobbiamo fare noi di fronte all’annuncio di Gesù, della vicinanza amorosa e operante di Dio che, come Re, si prende cura di tutti noi, indistintamente, a prescindere dalla situazione in cui ci troviamo visto che “fa sorgere il sole e cadere la pioggia sui buoni e sui cattivi”? Ce lo suggerisce Gesù stesso: «Convertitevi e credete nel Vangelo». 

E cosa significa? Potremmo pensare che dobbiamo darci da fare, che dobbiamo mettere in pratica gli insegnamenti che troviamo scritti nel Vangelo; il brano di oggi, poi, ci chiede una cosa quasi impossibile: amare i nemici… 

È chiaro che dobbiamo vivere ispirandoci ai valori del Vangelo, ma, per essere precisi, Gesù non sta pensando a questo mentre dice «convertitevi e credete nel Vangelo»; tra l’altro, in quel momento ancora non aveva detto niente di quello che noi sappiamo dai Vangeli che all’epoca ancora non erano stati scritti; non aveva ancora detto neanche quello che abbiamo ascoltato stamattina e cioè che dobbiamo perdonare i nemici. Gesù aveva appena iniziato la sua missione e, quelle, sono le sue prime parole…

Cosa vuole dire allora Gesù quando chiede di “convertirci e credere nel Vangelo”? Se il Vangelo corrisponde a ciò che sta annunciando in quel momento, e cioè la vicinanza amorosa e operante di Dio, allora convertirsi e credere nel Vangelo significa che se non crediamo che Dio è Re, che è Signore, e che come tale, con l’infinita potenza che gli appartiene, si prende cura di noi, allora dobbiamo cambiare questa nostra idea sbagliata che abbiamo di Lui e di come si rapporta con noi. Convertirsi significa quindi e innanzitutto credere che Dio è amore onnipotente e che questo suo amore mi raggiunge come e più degli stessi raggi del sole che investono di luce e calore il creato intero.

È Gesù la manifestazione piena della Signoria di Dio nella storia; le sue parole, i suoi gesti, la sua presenza operante lo rivelano. Il vertice di questa manifestazione è la croce, luogo dal quale raggiunge, tocca e salva tutti e ognuno, vicini e lontani.

È Lui, Gesù Crocifisso, la Parola definitiva, la bella notizia, il Vangelo che Dio proclama al mondo. Convertirci significa allora ritornare costantemente a lui come alla sorgente da cui siamo nati e dalla quale possiamo continuamente rinascere per vivere da veri figli di Dio, come il Vangelo di stamattina ci invita a fare.

Evangelizzati evangelizziamo

Perché Danilo si consacra? «Per annunciare il Vangelo» ci spiega la nostra C 2. Sono parole prese in prestito dall’apostolo Paolo che si qualifica come colui che il Signore ha «Prescelto per annunciare il Vangelo» (Rm 1,1). Non avrebbe potuto dedicarsi ad altro dopo l’esperienza dell’incontro con Gesù crocifisso e risorto che gli faceva ridire, ogni volta che ci pensava: «Egli mi ha amato e ha dato la sua vita per me» (Gal 2,20). Da quel momento ha fatto dell’annuncio di questo Vangelo lo scopo della sua vita. E non si darà più pace perché ha coscienza che la scoperta dell’amore di Dio per lui era un tesoro talmente sproporzionato che andava da sé che non era solo per lui. Il motivo che darà per giustificare gli interminabili viaggi e le fatiche apostoliche esprime la sua coscienza di debitore verso altri del dono ricevuto «Sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti: sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma» (Rm 1,14-15).

Per questo Danilo si consacra, perché ha fatto la stessa esperienza di Paolo che è quella che ha fatto anche il nostro fondatore, Eugenio, di fronte alla Croce un Venerdì Santo.

Ecco perché oggi, nel giorno della sua consacrazione, riceverà il segno che ci contraddistingue, il Crocifisso Oblato (cfr. C 63).

Vogliamo augurare a Danilo di fare continuamente esperienza dell’amore di Dio, un amore stabile, sereno, accogliente, crocifisso, rigenerante…; un amore al quale ritornare per poter sempre ripartire.

Caro Danilo che l’amore del Crocifisso non ti dia pace e ti faccia sentire continuamente di essere in debito verso tutti, uomini o donne, bianchi o neri, giovani o anziani; sia la radice e il motivo per i rinnovati sì che vorrai dire, espressi nella fiducia piena in lui che attraverso te vuole arrivare a tanti.