Carissimi Confratelli Oblati, Consacrate e Laici della Famiglia Oblata,

la pandemia, oltre al carico di preoccupazione per il presente, può metterci in una snervante attesa per l’incertezza di quando tutto questo finirà e per le pesanti conseguenze che potrà portare con sé. Cosa fare perché non vinca la paura, la rabbia, la frustrazione…? Vedo importanti due atteggiamenti complementari e fondamentali: la fiducia e la creatività.

Innanzitutto la fiducia che, per il credente è ancorata alla memoria. I salmi raccontano la storia di Israele da due angolature diverse, quella della dimenticanza (Sal 106) e quella della memoria grata (Sal 136). 

Il Sal 106 mette in evidenza un difetto che diventa peccato perché chi lo commette, il popolo, non è capace di imparare dall’esperienza. Ci troviamo in un momento cruciale per Israele, la liberazione dall’Egitto; attraverso prodigi straordinari Dio permette al popolo di partire dalla terra della schiavitù. Il popolo, però, sembra avere la memoria corta per cui arrivato al mar Rosso si ribella contro Dio; una ribellione razionale perché crede di essere ormai arrivato al capolinea avendo dietro i carri dell’esercito del faraone e davanti il mare1. Qui, però, è spettatore di un nuovo intervento dell’Onnipotente che apre un’inedita via d’uscita: in quelle acque che lasciavano presagire una morte traccia un cammino all’asciutto. Non passa molto tempo e di nuovo, nel deserto, il popolo si lamenta e continuerà a farlo lungo il cammino2… Ad ogni difficoltà un lamento; la dimenticanza diventa un peccato strutturale e alla fiducia in Dio, che ha i suoi tempi e le sue vie, subentra la tentazione ingannatrice di seguire quegli idoli che sembrano dare maggiore e più immediata rassicurazione3.

Il salmo 135 ci fa sentire una diversa melodia: la narrazione della storia del popolo è fatta dall’angolatura della fedeltà di Dio: «13Divise il Mar Rosso in due parti, perché il suo amore è per sempre16Guidò il suo popolo nel deserto, perché il suo amore è per sempre…». Il racconto di questa storia è fatto da chi già sa come sono finite le cose: Dio è stato fedele alla sua promessa di donare una Terra al suo popolo4. Mentre si è nel vivo dell’esperienza non sempre si ha la lucidità necessaria per comprendere ciò che si sta vivendo e, se le cose stanno andando male, è forte la tentazione della sfiducia. Bisogna, invece, saper aspettare perché in genere la luce che permette di interpretare bene le cose arriva alla fine, quando l’esperienza che si vive può dirsi conclusa. Così ha fatto Israele che ha scoperto che Dio non lo aveva portato attraverso il deserto «per far morire di fame tutta questa moltitudine»5 (così pensava nel vivo delle molteplici difficoltà del cammino), ma «per condurci nel paese che aveva giurato ai nostri padri di darci»6 (cosa che ha sperimentato quando è ormai arrivato alle porte della Terra promessa). 

Le difficoltà del cammino, in definitiva, non ci autorizzano a lamentarci, né ad allontanarci da Dio; sono, invece, occasione per un rinnovato atto di fiducia in Lui che resta fedele al suo amore per noi.

Un secondo atteggiamento prezioso in questo momento difficile è la creatività. Nel senso che ognuno e tutti insieme dobbiamo fare la nostra parte. Non possiamo starcene con le mani in mano in attesa che le cose cambino. E ci vuole una buona dose di creatività per capire in che modo quello che sembra un disastro possa trasformarsi in occasione. È richiesto un distacco dagli schemi a cui siamo abituati ed essere aperti a nuove visioni, nuove prospettive; ci è chiesto di superare la tentazione di rifugiarci nel già conosciuto e di intraprendere cammini nuovi. Ci vuole un cuore aperto e disponibile a lasciarsi purificare per recuperare l’essenziale e per sintonizzarsi sui cammini di Dio; è necessario un ascolto profondo degli appelli che ci vengono dalla storia nella quale siamo immersi e un confronto sincero con gli altri per trovare insieme nuove soluzioni. L’ultima enciclica del Papa, Fratelli tutti, mi sembra, a questo proposito, un esempio luminoso.

Chiediamo a Maria di saper camminare, pieni di fiducia come lei, per le vie inedite del Signore. Canteremo anche noi con lei il suo e nostro Magnificat.

Ricordiamoci di pregare sempre gli uni per gli altri. E in questo tempo, preghiamo in particolare per tutti coloro che, anche tra i membri della nostra Famiglia oblata, sono affetti dal covid.

In Gesù e Maria Immacolata

p. Gennaro Rosato
Superiore Provinciale


Sal 106,7 I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore e si ribellarono presso il mare, presso il Mar Rosso…
2 Sal 106, 13 ss: Presto dimenticarono le sue opere, non ebbero fiducia nel suo progetto,14 arsero di desiderio nel deserto e tentarono Dio nella steppa.
3 Sal 106,19-20.28.36ss
4 Sal 135, 21: Diede in eredità la loro terra, perché il suo amore è per sempre.
5 Es 16,3
6 Dt 6,23