CHIESA: POPOLO DI DIO?

Iniziamo questo nuovo cammino Ammi in questo mese di ottobre che per tradizione viene definito mese missionario perché ci mette subito in quella dimensione di dono e di uscita da se stessi che caratterizza la vita di ogni battezzato, di ogni discepolo di Cristo nell’annuncio del Vangelo. In questo contesto, il foglietto di questo mese porta questo titolo “Chiesa: Popolo di Dio?”. Perché questa domanda? La Chiesa è già Popolo di Dio, così come con forza l’ha definita il Concilio Vaticano II nel Capitolo II della Lumen Gentium al numero 13 che afferma: “Tutti gli uomini sono chiamati a formare il popolo di Dio. Perciò questo popolo, pur restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia l’intenzione della volontà di Dio, il quale in principio creò la natura umana una e volle infine radunare insieme i suoi figli dispersi” (cfr. Gv 11,52). Ma è veramente così nella realtà? Le nostre comunità Ammi sono realmente capaci, nel proprio contesto sociale ed ecclesiale, di radunare insieme in un unico Popolo di Dio la diversità degli esseri umani?

Efesini 2,14-16

Egli (Gesù Cristo) infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia.

La lettera di San Paolo agli Efesini già ci fa intuire che Gesù ha cominciato a formare un solo popolo “per mezzo della croce”, cioè dando la vita, mettendoci la faccia, sporcandosi le mani, per poter riconciliare due realtà diverse in conflitto, “abbattendo il muro dell’inimicizia”.

RIFLESSIONI

Lumen Gentium, Cap. II, 16

Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro (i non cristiani), memore del comando del Signore che dice: «Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell’incoraggiare e sostenere le missioni.

Siamo chiamati ad annunciare il Vangelo al mondo intero, incominciando là dove viviamo con la nostra testimonianza, incarnando il Vangelo e le sue parole come gli apostoli della prima Chiesa, con impegno, perseveranza e sacrificio. Io mi sento di affermare “Io sono una missione” e con le mie miserie umane cercherò di testimoniarlo e annunciarlo lì dove sono, nel quotidiano. Sento che è un invito che Gesù, Maria e S. Eugenio ci fanno per essere Missionari nel cuore del mondo: da come vi comporterete vi seguiranno. Viviamo bene questo mese missionario.
Giovanni

Lumen Gentium, Cap. II, 17

Così la Chiesa unisce preghiera e lavoro, affinché il mondo intero in tutto il suo essere sia trasformato in popolo di Dio, corpo mistico di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo, centro di tutte le cose, sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell’universo.

Cogliere l’obiettivo che mi viene chiesto in questo “compito” affidatomi in questo momento lo trovo un poco difficile e chiedo allo Spirito di illuminarmi e aiutarmi ad esporre il mio pensiero.
La Chiesa è popolo di Dio perché Dio si scelse un popolo “Israele” per manifestarsi e stipulare un’alleanza con esso. Oggi il mondo cristiano si identifica ancora in quello che Lui ci chiese e ci chiede? Attraverso suo figlio noi come cristiani illuminati dallo Spirito dobbiamo lavorare per essere esempio non solo con la preghiera ma fare proprio unità vera, concreta, conciliare proprio nella vita quotidiana azioni, lavoro, ogni occasione, e trasformare tutto in preghiera, essere una sola cosa, camminare insieme verso l’unico obiettivo e trasformarci in un unico popolo in cammino verso un unico obiettivo: il “Padre”. Dobbiamo essere una sola persona e non sdoppiarci secondo le occasioni in atei o cristiani. Essere vero cristiano, vero figlio di Dio, essere suo sempre, perché se ci nutriamo alla stessa mensa dello stesso pane “Cristo”, diventiamo fratelli e figli di un unico Padre e quindi popolo di Dio.
Maria

ESPERIENZE

Lumen Gentium, Cap. II, 12

Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma « distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: « A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio » (1 Cor 12,7).

La consapevolezza di aver ricevuto, in questi anni come famiglia, una moltitudine di doni, ci fa rendere grazie a Dio per la sua bontà. I doni ricevuti sono stati incarnati da ognuno in modo da farli fruttificare per il bene comune. Per Luisa, in modo particolare nell’ultimo periodo, è stato avere un occhio speciale per una famiglia che, a causa della pandemia, ha vissuto un momento di difficoltà economica per cui, con tanta discrezione e silenzio, si è resa presente donando quel poco ma necessario. Per me è stato stare vicino ad una famiglia che sta vivendo un periodo di crisi coniugale. Nel concreto sono stato loro vicino con telefonate in cui ho donato la nostra esperienza di coppia. Inoltre ho fatto in modo che li seguissero in un centro di consulenza familiare cristiana dove vivono. Tutto ciò lo viviamo in uno spirito di donazione dei doni che a nostra volta abbiamo ricevuto.
Tonino e Luisa

Costituzione omi 6

Gli Oblati, spinti dall’amore per la Chiesa, compiono la loro missione in comunione con i Pastori che il Signore ha posto a capo del suo popolo; accettano con lealtà e con fede illuminata l’insegnamento e gli orientamenti dei successori di Pietro e degli Apostoli. Nelle Chiese locali in cui lavorano, essi coordinano la loro attività missionaria con la pastorale d’insieme e collaborano in spirito di fraternità con gli altri operai del Vangelo.

Questo articolo delle costituzioni è diventato parte di me da un po’ di anni e in questi anni l’ho sperimentato più volte, proprio in questo periodo in modo più forte nella mia parrocchia oblata di Smav. Dopo il lock down nel momento delle riaperture delle Chiese con P. Nicola il nostro parroco abbiamo deciso di fare un gruppo di volontari per aiutare durante le messe il mantenimento delle distanze e la sanificazione dopo ogni celebrazione.
Siamo partiti col fare l’invito alle varie realtà parrocchiali e con quelli che hanno risposto abbiamo cominciato quest’avventura che ancora continua. Il parroco mi ha dato il compito di essere la referente di questo gruppo, certo non ho fatto i salti di gioia sapendo che non sarebbe stato facile mettere insieme tante persone, circa 25, e soprattutto provenienti da esperienze diverse. Ho accettato la sfida ma soprattutto ho pensato che potesse essere un’occasione per fare un’esperienza di popolo di Dio.
Non è stato sempre facile ma veramente abbiamo sperimentato uno spirito di fraternità dove ognuno ha avuto la possibilità di mettere a disposizione i propri talenti in modi e momenti diversi. Il momento in cui abbiamo sperimentato più fortemente questa nostra unione è stato durante la festa della nostra amata Maria SS. Assunta a cui è dedicata la nostra Basilica ma è considerata protettrice di tutta la Valle quindi di tutti i comuni limitrofi.
Non sapevamo cosa aspettarci perché in periodi di normalità nei giorni che vanno dal 12 al 17 agosto arrivano migliaia di pellegrini e questo ci portava un po’ di preoccupazione, ma con una buona dose di coraggio abbiamo fatto il nostro piano di servizio d’ordine e siamo andati avanti. Il Covid 19 non ha fermato i nostri pellegrini la Madonna chiama e loro rispondono.
Abbiamo dovuto reagire a vari imprevisti ma sempre con lo spirito di servizio e di fraternità che ha caratterizzato quei giorni. Il culmine e la bellezza di tutto ciò lo abbiamo sperimentato nell’ultimo giorno quando abbiamo dovuto affrontare la messa degli ammalati in piazza con la partecipazione di circa 500 persone con il dovuto distanziamento e l’accortezza nel far rispettare le regole per il bene di tutti, il tutto condito da un po’ di timore e tanta fiducia. In quella occasione abbiamo sperimentato tra di noi una unione così forte che ci faceva agire all’unisono solo con uno sguardo e la cosa bella di tutto ciò è che le persone lo hanno percepito e lo hanno anche esternato.
Abbiamo veramente vissuto un momento di Popolo di Dio. Io penso che una missione in comune sia la strada per riunire il popolo di Dio, dove ognuno è se stesso ma allo stesso tempo fa posto all’altro, perde le sue idee per il bene comune. In poche parole, si fida dello Spirito e lo fa agire collaborando con spirito di fraternità con gli altri operai del Vangelo.
Mena