LA CROCE: SINTESI DELLA NOSTRA FEDE

dal Vangelo di S. Giovanni 3,13-17

Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui”

Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, che nessuno capisce cosa debba significare. No, un segno della croce giusto cioè lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all’altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l’animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all’altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, ti consacra, ti santifica. Perché? Perché è il segno della totalità, il segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce egli santifica l’uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere. Perciò lo facciamo prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato. Nella tentazione, perché ci irrobustisca. Nel pericolo, perché ci protegga. Nell’atto di benedizione, perché la pienezza della vita divina penetri nell’anima e vi renda feconda e consacri ogni cosa. Pensa quanto spesso fai il segno della croce, il segno piu’ santo che ci sia; Fallo bene: lento, ampio, consapevole. Allora esso abbraccia tutto il tuo essere, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento, agire e patire, tutto viene irrobustito, segnato, consacrato nella forza del Cristo, nel nome del Dio Uno e Trino.
Romano Guardini

Riflessione

Per troppo tempo abbiamo frainteso la croce come il gusto macabro di amore alla sofferenza. Non si può amare la sofferenza, ma delle volte uno accetta di soffrire per amore di qualcuno. Ecco cos’è la Croce cristiana: non l’amore per il dolore e la sofferenza, ma l’amore per l’amore stesso portato fino alle estreme conseguenze di essere perfino disposto a soffrire per ciò che si ama. Cristo per questo è salito sulla croce e ci ha così insegnato che per amore nostro è disposto a tutto anche a morire. La croce non serve a farci i sensi di colpa, ma a ricordarci quanto valiamo davanti al Signore. Per questo la Croce è il segno distintivo di noi cristiani perché è il segno di un amore senza condizioni, un amore disposto a dare la propria vita per chi ama. Se delle volte le nostre croci sono pesanti è solo perché non abbiamo qualcuno per cui valga la pena tutta quella sofferenza. E’ per questo che Cristo è venuto al mondo, per dire che per amore suo noi possiamo tutto. Ecco perché risuonano come un esame di coscienza profondo le parole che ripeteva S. Pio da Pietrelcina: “Molti vengono chiedendo di essere liberati dalla loro Croce. Nessuno chiede come portarla”
E’ infatti nel modo con cui abbracciamo ciò che c’è dentro la nostra vita che fa la differenza. Non sempre riusciamo a risolvere tutto ciò che ci pesa sulle spalle, ed è proprio in quel momento che invece di sentirci falliti possiamo assumere una somiglianza piu’ profonda con Cristo e vivere la croce, così come l’ha vissuta Lui. Farsi santi con ciò che ci fa più fatica
Don Luigi Maria Epicoco

Dalle Costituzioni e Regole OMI (C.4)

La croce di Gesù è al centro della nostra missione. Come l’apostolo Paolo, noi predichiamo “Gesù Cristo, e Cristo Crocifisso” (1 Cor 2,2).
Attraverso lo sguardo del Salvatore crocifisso vediamo il mondo riscattato dal suo sangue, nel desiderio che gli uomini, nei quali continua la sua passione, conoscano anche la potenza della sua resurrezione (Fil 3,1-10)

Testimonianze

Un giorno ti dicono devi operarti urgentemente perché… Il cervello va in tilt! Non riesci più a pensare, a pregare; ti passa davanti tutto il film della tua vita. All’improvviso un incontro con un “uomo di Dio” che entra provvidenzialmente nella mia vita. Mi parla e mi trasmette pace e serenità. Soprattutto mi mette nell’anima una filiale fiducia che solo una persona in contatto con Cristo sa trasmettere. Nasce in me un sentimento di affidamento alla volontà di Dio ed in quel momento abbraccio la Croce e mi rituffo nella vita.
Mariletta

Nella nostra vita di coppia e di famiglia c’è un PRIMA e un DOPO. E c’è anche un DURANTE perché le cure invasive che hanno sconfitto il male hanno indebolito il “cuor di leone” di Tino, mio marito. Nel PRIMA c’è quella domanda, ossessiva ed incalzante: Ma perché proprio a noi? Tutto sommato, come famiglia, non eravamo neanche tanto male… una vita tranquilla, forse anche un po’ monotona: le figlie, il lavoro, gli amici di sempre ed un’intensa attività parrocchiale che ci vedeva coinvolti in molteplici iniziative sociali…in un attimo tutto ci veniva strappato via violentemente! Incomincia, così, per noi, una fase nuova. Un po’ nebulosa all’inizio ma, via via più chiara: viviamo ogni attimo, ogni momento, in tutta la sua pienezza, apprezzando la semplicità delle piccole cose. La chiacchiera con l’amico che passa “casualmente”, la vacanza in Sicilia, dopo il terzo ciclo di chemio: noi, i nostri due amici “incoscienti” ed il bidone da 5 litri di varechina per disinfettare. Il pranzo di ferragosto con il citofono che squilla: “possiamo pranzare da voi? Fa troppo caldo al mare…”
In questo DOPO c’è la risposta a quella domanda assillante. Il DURANTE è adesso, lo stiamo vivendo, perché è dall’albero della croce che matura, ogni giorno, nella routine quotidiana, quel frutto straordinario che si chiama VITA!
Michela