Per i cristiani che vivono in paesi in cui costituiscono una minoranza si aprono settimane piuttosto difficili. Avvicinandosi il Natale, festa cristiana per eccellenza, spesso si inaspriscono le misure nei loro confronti. Controlli (anche a sorpresa) e divieti, più o meno palesi, alimentano la paura dei missionari e di tanti amici che vivono alle diverse latitudini la stessa fede in Cristo crocifisso e Risorto e nato a Betlemme di Giudea. Sembra che quanto ha vissuto Gesù Cristo sulla sua pelle, incomprensione e persecuzione, debba continuare ad essere una consuetudine di vita anche per chi si pone sulla sua strada. Un rifiuto mai terminato e che continua nel tempo, figlio spesso di ignoranza e frettolosa chiusura.
Da noi in Italia queste notizie arrivano col contagocce. Il tempo natalizio scorre inesorabile con la sua logica spesso consumistica e superficiale che ci spinge a porre la domanda: “ma si festeggia cosa? Qual è il motivo di questa festa? Chi è il festeggiato?”. Giornali e televisioni ci parlano dei mercatini di Natale, dei personaggi dell’anno che si sta concludendo (mai un missionario tra questi), di qualche iniziativa di solidarietà. Nella migliore delle ipotesi si fa il giro del mondo attraverso i vari inviati per descrivere la dimensione culturale della festa, le sue liturgie secolari. Anche quest’anno vedremo Mosca, Parigi, Londra, vestite a festa, New York con i suoi colori romantici, i paesi scandinavi con le renne e Babbo Natale. Forse ci sarà un servizio sul presepe a Piazza S. Pietro e sulla provenienza del grande albero posto al suo fianco. Il giorno di Natale i telegiornali ci faranno ascoltare l’Angelus di papa Francesco. Ma quando e dove si parlerà, in questo mese, dei cristiani in difficoltà in Nigeria, Sudan, India, Laos e in tante altre nazioni del globo? Chi darà loro voce? Chi ci spiegherà perché sono considerati “traditori della patria” per aver abbracciato una religione di minoranza?

Le riviste missionarie, insieme al quotidiano Avvenire, al settimanale Famiglia Cristiana e a TV2000, sono tra i pochi mezzi di comunicazione in Italia che permettono a queste voci di essere ascoltate. Poca cosa, forse, ma pur sempre qualcosa.

Nella superficialità delle notizie, arrivano i fatti veri e drammatici di chi è costretto alla paura a causa della fede che professa. Non possiamo vivere il Natale senza conoscere, senza un pensiero, una preghiera, per chi è costretto a celebrare con circospezione e riservatezza la buona notizia di un Dio che scende nella storia. Si fa uomo, accetta il limite, riconcilia, salva.

(Editoriale di p. Pasquale Castrilli, tratto da Missioni OMI 12/2017)