Carissimi fratelli Oblati e membri della Famiglia Oblata,

con gioia e riconoscenza celebriamo il “dies natalis” del Padre e Fondatore S. Eugenio de Mazenod. Buon compleanno!

Il 36° Capitolo Generale ha inviato un “messaggio” agli Oblati e a tutta la Famiglia Mazenodiana dicendo: “Guardiamo al passato con gratitudine, a cominciare da Sant’Eugenio e da tutti i nostri predecessori, compresi i confratelli anziani che salutiamo con particolare affetto” (Atti). I Capitolari con grande senso di comunione fraterna, hanno segnalato questo particolare rapporto con gli anziani. In questo giorno di festa vorrei esprimere tutto l’affetto e la riconoscenza verso ognuno di voi.

Nel 2001, mons. Wilhelm Steckling, all’epoca Superiore Generale, ha indirizzato una lettera agli Oblati anziani della Congregazione, sempre attuale. La trovate in omiworld tra gli Scritti del Superiore Generale, P. Steckling, 8 settembre 2001.

Nella festa di Sant’Eugenio, vorrei rivolgermi a voi Oblati anziani. Nella biografia di Eugenio de Mazenod, Leflon scrive che fino al dicembre 1860, a 78 anni, Eugenio aveva ancora un’energia sorprendente e una bella presenza di spirito, nonostante una vita austera e le pratiche di penitenza. “Si compiaceva nel dire ai confratelli che non potevano competere con il suo vigore giovanile” (Vol. IV – Ediz. Ingl -. Pg. 299), ma tutta questa energia sarebbe scomparsa poco a poco, a causa del tumore, che richiese tre interventi, seguiti da varie complicazioni e quattro mesi di sofferenza, fino alla morte, il 21 maggio 1861.

Per una riflessione sulla situazione attuale, parto dai 78 anni di Eugenio nel 1860, quando non era stato ancora colpito dalla grave malattia. Al momento abbiamo 766 Oblati dai 78 anni in su, su un totale di 3696 membri, che rappresenta circa il 20% della Congregazione. Gli Oblati sotto i 50 anni sono 1718, circa il 46%! È una buona notizia, per anziani e giovani!

Non saprei stabilire chi siano tra noi gli “Oblati anziani”. È un argomento delicato e anche rischioso! La parola anziano non piace molto, è un’espressione che per molti di noi non suona molto bene, specie in alcune società. In Occidente, ad esempio, cerchiamo di trovare l’espressione più piacevole per descrivere un anziano: maturo, persona della terza età, età della saggezza, età d’oro! Le culture del Sud e dell’Oriente hanno grande rispetto e venerazione per gli anziani, che rappresentano la saggezza e una vita realizzata. È una benedizione e un onore prendersi cura di un anziano. E qui c’è molto da imparare.

Quando diventare anziani, per gli Oblati, significa anche lasciare il ministero, il fatto crea qualche problema. Ho scoperto che ci sono tre ragioni principali per cui non si vuole lasciare: la missione è la nostra vita, gli Oblati amano la gente, vogliono sentirsi utili.

La Missione è la nostra vita.

Per gli Oblati predicare il Vangelo non è un lavoro semplice. È una passione che ci spinge a comunicare la Buona Notizia con la testimonianza della vita. Quante volte il Fondatore ha reagito davanti a prediche teatrali, fatte più per esaltare il predicatore, soddisfare il suo io, che per edificare i fedeli. Se fin dall’inizio Eugenio pensa alla vita religiosa, è proprio per garantire ai missionari la vocazione alla santità. La predicazione deve riflettere la vita.

Ho conosciuto Oblati già ritirati dal ministero; ho chiesto a qualcuno come andavano le cose e mi ha detto che ora avevano dei “burocrati”, disponibili solo durante le ore d’ufficio. Ci sono tipi o posti di lavoro in cui è possibile andare in pensione, ma sono lontani dal modello di vita missionaria oblata, che risponde alle esigenze della gente. Anche se dobbiamo imparare a gestire con il tempo le attività, non si va in pensione nella vita missionaria, che è per tutta la vita.

Gli Oblati amano la gente.

L’amore per la gente è strettamente legato alla missione come stile di vita. Uno degli aspetti tipici del carisma è la profonda vicinanza al popolo di Dio, specialmente ai poveri; quando ciò non è più possibile, per noi è una perdita dolorosa. È proprio del nostro carisma stare con la gente con cui lavoriamo (C.8) e questo rapporto ci dà la vita. Il popolo di Dio ci vuol bene.

La missione oblata è fatta di relazioni; ci diamo alla gente e siamo legati alla loro vita. È elemento tipico del carisma. Le visite del Fondatore a quell’anziana sono veramente una lezione per noi. Le sue battute, simili a quelle dei pescivendoli del porto di Marsiglia, ispirano la nostra vita missionaria. La missione è un modo di vita che ci avvicina alla gente, non possiamo separarcene senza un grande senso di frustrazione/perdita. Dobbiamo aiutarci a vicenda a rimpiangere questo rapporto così vitale, quando per l’età o la malattia ne rimaniamo privi.

Oggi, in molti luoghi, v’è una mancanza di preti e operatori pastorali, sacerdoti e fratelli Oblati più anziani aiutano generosamente parrocchie, comunità religiose; sono chiamati per visite in ospedale, sono presenti nelle famiglie in lutto per funerali o altro servizio pastorale. Siete disponibili e generosi, anche quando avete qualche difficoltà per stare lì e forse … non dovreste neppure starci! Grazie!

Agli Oblati piace sentirsi utili.

Abbiamo dei geni missionari; amiamo il lavoro con tendenza a farne di più. Siamo uomini d’azione e vogliamo morire in piedi. Questo spirito lo ereditiamo dallo stesso Eugenio, il cui cuore ha fibre pastorali, è ansioso di rispondere alle esigenze più urgenti del popolo di Dio. Gli Oblati sono difficili da fermare, anche quando sono malati e l’età richiede un cambiamento. Finché possiamo, non ci ritiriamo in infermeria o in una casa di riposo, che spesso è l’ultima, prima del cimitero!

Lasciare un ministero a tempo pieno è veramente difficile. Ci sembra di non essere più autentici missionari senza l’obbedienza a un ministero specifico. Il lavoro è importante e necessario in una vita missionaria, è molto gratificante vederne i frutti e come la gente ci ama. Ma non è il ministero attivo che stabilisce se siamo o no missionari. Essere missionario significa qualcosa di più profondo e più impegnativo: l’oblazione, vissuta nel voto di obbedienza, definisce davvero il missionario. Forse l’obbedienza più difficile consiste proprio nell’accettare di lasciare il ministero o di andare in una casa di riposo.

La vostra vita, offerta al Padre, seguendo Gesù obbediente, è il segno di un’autentica vita missionaria. Ve lo voglio dire chiaramente cari anziani: siete pienamente missionari, con o senza un ministero attivo. La grazia di accettare i propri limiti con la serenità e la gioia è una grazia eroica, per la quale dobbiamo pregare con fervore. Non parliamo poi della difficoltà a riconoscere che non si può più guidare … Uno dei compiti più difficili è aiutare un Oblato a rendersi conto che non può più guidare!

“Fare la propria parte”.

C’è un problema che molti di voi mi hanno esposto: mi sento inutile, un peso; sono preoccupato per la dipendenza finanziaria dalla Congregazione! Vi dico allora: quando non avrete più entrate dal vostro ministero, la Congregazione provvederà. Non siete un peso! Prenderci cura di voi è proprio del vincolo familiare ereditato dal cuore di Sant’Eugenio.

Alcune Unità, a causa dei costi troppo elevati, spesso non possono mantenere case di riposo riservate agli Oblati. Condividendo invece case e assistenza con altri religiosi, sacerdoti e laici, possiamo offrire un buon livello di assistenza ad un prezzo accessibile. Si tratta di vivere il voto di povertà con un nuovo stile di vita; qualcosa che forse non avevamo mai immaginato prima.

Vi vogliamo bene.

Cari fratelli Oblati anziani, siete una parte molto importante della Congregazione e della Famiglia Oblata. Vi vogliamo veramente bene e abbiamo grande rispetto per la vostra vita e gli impegni missionari. Siete stati nostri formatori, tutori, insegnanti, compagni … La maggior parte di voi eravate molto giovani quando la Congregazione stava attraversando un periodo di forte espansione, sotto un cielo sconfinato! Avete accolto il Vaticano II e il suo spirito di aggiornamento. Avete guidato la Congregazione in un periodo di cambiamento rivoluzionario, di belle speranze e di non poche tempeste. Quanti Oblati hanno lasciato la Congregazione! È la grande tristezza espressa dai PP. Leo Deschâtelets e Fernand Jetté. La perseveranza fa parte del carisma oblato. Cosa c’è di più bello che rimanere fedele? Grazie per la vostra testimonianza di fedeltà!

Aiutate tutti noi a riscoprire l’umanità e santità di Eugenio de Mazenod. Avete cominciato a definire la realtà misteriosa che è il carisma oblato. Avete posto l’accento sulla visione della Congregazione come corpo missionario che evangelizza i poveri e costruisce la Chiesa, attraverso scelte missionarie profetiche, così ben espresse in alcuni documenti fondamentali, che continuano a guidarci e sfidano le nostre pratiche. Vi ammiriamo e ringraziamo!

Le vostre vite sono importanti per noi. Forse abbiamo dato per scontato ciò che avete fatto, non vi abbiamo detto abbastanza cosa significhi per noi. Potete sentirvi “scartati”, fuorigioco, relegati in un angolo della vostra Unità. Ci avete insegnato, infatti, a promuovere il lavoro e l’azione più di molti altri aspetti importanti della vita; ora sembra che vi dimentichiamo, ma non è così. Le premure della Congregazione sono prova di stima e affetto. Se a volte ci dimentichiamo di venire a trovarvi, perdonateci!

Il vostro amore per la Congregazione è per noi una benedizione.

Il vostro interesse per la Congregazione missionaria ci stimola. Ovunque sono andato nel mondo Oblato, ho goduto la vostra compagnia e gioito del vostro grande spirito missionario. Volete che vi si parli della Congregazione e delle nuove fondazioni. Ci invitate a rispondere alle esigenze urgenti che abbiamo davanti a noi, come i migranti e i rifugiati. Il vostro amore per la Congregazione si esprime nella preoccupazione e nella preghiera per le vocazioni e per i giovani in formazione. Questa preoccupazione per la vita e la missione oblata è un’espressione dell’amore per la meravigliosa famiglia fondata da S. Eugenio.

La vostra missione è un’oblazione.

Come Superiore Generale oso suggerirvi: la vostra missione consista ora nell’accogliere con amore i limiti dovuti all’età o alla malattia. È la più perfetta oblazione da fare in nome della Congregazione. Vivete nella fede e nella speranza, quando salutate ogni nuovo giorno con coraggio, credendo che la vita ha un senso, quando vi date gratuitamente al Signore. Le parole di Gesù sono davvero significative: “La mia vita, nessuno me la prende, io stesso la offro” (Gv 10, 17-18.). Oggi potete forse lavorare ancora un po’ per il Signore, ma donando voi stessi date molto di più. Molte delle intuizioni di Paolo possono incoraggiarvi: “Vi esorto dunque fratelli, per la misericordia di Dio, che vi presentiate come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. “(Rom. 12.1). Non date a Dio solo il vostro ministero, ma date veramente il vostro essere, contribuendo a completare le sofferenze di Cristo (Col 1,24).

Grazie per il coraggio e la forza che dimostrate nella sofferenza. Nel corso delle mie visite apprezzo la vostra gioia e il buon umore. È un dono prezioso per noi, un modo di integrare vita e missione, entrando più in profondità nel mistero di Dio. Condividete la vostra fede e ispirate le nostre speranze. Mostrateci una vita che abbracci tutti nella gioia, anche quando la sofferenza è lì, in una vita che ha trovato il perdono e si è nutrita di gentilezza e generosità. Molti di voi la irradiano. Grazie!

Pregate per noi.

Oltre alla missione primaria di offrire la vostra vita a Dio, vi affido anche quella di pregare e intercedere per il mondo, la Chiesa e la Congregazione. Crescete nell’intimità con la Santissima Trinità e portateci nei vostri cuori, di fronte al mistero di Dio. Pregate per la nostra fedeltà al carisma, affinché raccogliamo, con l’audacia del Fondatore, l’invito del Capitolo generale e le sfide del nostro mondo.

Ci impegniamo a farvi visita!

La Congregazione si impegna a pregare per voi, ma non solo. Chiedo a tutti di rivedere i propri doveri verso gli Oblati anziani, disabili e / o a riposo. Visitiamoli! Una presenza significativa è segno dei vincoli familiari e espressione del patrimonio di carità che Sant’Eugenio ci ha lasciato.

Sant’Eugenio, Buon Compleanno!
Vostro fratello Oblato, con la mia preghiera e il mio affetto in Cristo e di Maria Immacolata,

P. Louis Lougen, OMI