Carissimi Confratelli Oblati e Laici Associati,

Lo scorso 25 gennaio si è concluso il Triennio Oblato, tempo di grazia che ci ha preparati spiritualmente a celebrare il 200mo anniversario della nascita della nostra Famiglia religiosa.

La lettera, scritta per l’occasione dal Padre Generale, è stata per tutti un dono e ci permette di comprendere meglio il cammino che dobbiamo fare, restando aperti alla conversione, cercando di assumere e attuare le istanze del Capitolo Generale. Dunque, termina il Triennio Oblato, ma la Missione Oblata continua.

Di seguito vorrei evidenziare alcune consegne che il Padre Generale ci ha fatto con questa sua ultima lettera e che, in diversi modi, sono risuonate durante l’incontro dei Superiori della Provincia, svoltosi a Firenze dal 23 al 26 gennaio scorso, riflettendo sul nuovo Progetto Apostolico provinciale che sarà consegnato alla Provincia tra qualche mese. Le sintetizzo:

  • fedeltà al carisma, incoraggiandoci a identificare i nuovi poveri nei contesti in cui lavoriamo;
  • pastorale con e per i giovani senza i quali la Chiesa e la Congregazione non avranno futuro, con un’attenzione particolare al discernimento vocazionale;
  • formazione missionaria a partire dal prenoviziato, consapevoli che la formazione dura per tutta la vita;
  • interculturalità, che richiede nuovi modi di pensare e di vivere anche per realizzare la missione in comunità internazionali e multiculturali;
  • dimensione dell’economia, favorendo un percorso delle Unità della Congregazione dove si miri all’autosufficienza e all’interdipendenza finanziaria per esprimere con coerenza la missione nei luoghi più poveri e difficili;
  • importanza crescente dell’utilizzo delle nuove forme tecnologiche dell’informazione.

Sfide antiche e nuove allo stesso tempo che domandano convinzione e generosità nell’attuazione. E non solo. Questo “guardare fuori” per la missione ha il suo presupposto nella “vita dentro”, nella dimensione contemplativa di ogni singolo e comunità e nella fraternità. È la solita vecchia storia, che però rimane vera: la radice della nostra missione sta nella vita di comunione della comunità. Ossia:

  • persone consacrate che non solo hanno la fede, ma che si lasciano abitare da questa, in ascolto della Parola del Maestro, in dialogo con lui, avendo come modello Maria;
  • religiosi che non rinunciano all’ideale della santità, ad un cammino conforme al vangelo delle beatitudini, avendo come modello il Fondatore;
  • uomini di Dio che non abdicano alla fraternità, aperti nel condividere valori, idee, progetti, ma anche amicizia, stima e fiducia reciproche, gesti e parole gratuite per una comunicazione che abbia il sapore della comunione, avendo come modello la comunità degli apostoli.

Il Triennio Oblato è terminato, ma gli Oblati hanno appena iniziato il loro terzo secolo di storia. Credo che tutti vogliamo che sia una storia bella, generosa, anche eroica. Evangelica, comunque, segno del Regno che già visibilmente si compie attraverso la nostra vita comunitaria e apostolica.

Nella gioia di appartenerGli,
vostro fratello, padre Alberto Gnemmi, omi (Provinciale)