Carissimi Confratelli Oblati e Laici Associati,

Sto viaggiando su un treno ad alta velocità, direzione Milano. La carrozza in cui mi trovo è al completo. I passeggeri per lo più sono italiani, anche se si mescolano facce straniere; alcuni sono giovani asiatici. L’aggregato umano nel suo aspetto ha un tratto borghese e l’atmosfera è di calma. Mi guardo intorno: ho sotto lo sguardo una decina di persone: due stanno al cellulare, la mia vicina sta digitando al pc, alcuni sono alle prese con i loro iPhone o tablet – chissà, chattando; comunque, ci scommetto, connessi “alla rete” -. Mi chiedo con chi o cosa siano connessi e perché mossi alla comunicazione: per necessità, per piacere, per informarsi, per svago? Comunque connessi. Ognuno nel suo mondo, per un proprio mondo, segno emblematico del passaggio epocale che stiamo vivendo da protagonisti, ma anche sulla nostra pelle.

Internet! È evidente che la realtà multimediale apre a grandi possibilità per ciò che concerne la comunicazione, la conoscenza, la cultura, l’unificazione stessa del mondo, nonché, come sosteneva il pensatore Umberto Eco, recentemente scomparso, la custodia della memoria del passato. Ma il mondo “on line”, come ogni prodotto dell’intelligenza umana, può anche mutarsi in una tragica riedizione dello spavaldo orgoglio che ha innalzato la biblica torre di Babele. E, forse, in molti casi, lo è tristemente anche per noi consacrati, quando l’eccessivo uso della “rete” scombina quell’ordine interiore dell’anima che fa la nostra identità religiosa e il nostro equilibrio spirituale. Non si può negare che il rischio di un’incauta dipendenza dalla “rete” possa tradursi in esperienza patologica, caratterizzata da un egocentrismo innaturale per il fatto di poter parlare con tutti e di tutto, di navigare con la sciocca pretesa di accaparrare sapere, ma che poi non dà sapienza, che non fa crescere nel possesso di buon senso e del senso circa i significati dell’esistenza. Una dipendenza che arriva a sradicarci dalla realtà e dallo stesso compimento della volontà di Dio, togliendoci la capacità di concentrazione, di tempo alla riflessione, alla contemplazione. Un assorbimento nel multimediale che rischia di non permetterci di comprendere dove Dio ci ha messi e perché chiamati. Un risucchio “nell’etere” che può diseducare la nostra fede dal confidare in Dio, dal fare ciò che Egli esige da noi, rendendoci incapaci di stare nella quotidianità con semplicità, in atteggiamento di apertura e di responsabilità verso gli altri.

Connessi con il mondo! Una fortuna, ma anche una responsabilità morale per non finire “sconnessi”. Penso a Maria, così profondamente invocata dal popolo cristiano in questo mese di maggio, che, in un passato non troppo distante da noi, rappresentava la “grande rete” per condividere la fede, favorendo una religione popolare carica di pietà che invitava alla preghiera ed educava l’anima alla volontà divina. Un mese dove protagonista era la gente di ogni età e categoria, che la devozione alla Madre celeste trasformava in comunità e popolo credente.

Penso a Maria che a Nazareth, come a Cana, sul Calvario, nel Cenacolo, sta e ascolta, sta e accoglie, sta e obbedisce, sta e va, sta e crede, sta e soffre e offre. Sempre amando Dio e la sua volontà. Donna della fede che sa da chi viene e perché vive. Donna della preghiera, perché sa di avere l’anima. Donna della quotidianità che vive con densità ogni esperienza dell’andare e del fare senza protagonismi, senza impadronirsi degli eventi che si trova misteriosamente a vivere, perché confida nella Provvidenza che tutto muove e sa.

Amici, non perdiamo questa connessione con Lei almeno in questo mese, che è stato per secoli il suo, che può esserlo ancora grazie a noi, al nostro ricordo fatto di preghiera, invocazione, affidamento.

Ci aiuti Lei a dare equilibrio alla nostra vita, a capire dove e cosa fare, nell’obbedienza a ciò che lo spirito del Risorto pone nella nostra coscienza credente. Sia Lei ad aiutarci a capire anche quando tenere in mano un iPad, un pc, il cellulare; quando e come e perché “stare nella rete”. Ci aiuti a usarla per diventare capaci di comunicazioni vere, per la ricerca di un sapere che ci faccia umani e cristiani. Ci dia luce per non perdere il desiderio di stare anche con chi un computer, internet, un iPhone non ce l’ha o ha ben altro cui pensare per tirare avanti nella vita. E sono molti; e spesso, questi, sono gli ultimi.

Buon mese di maggio, con Maria, la Madre! Novità di vita per tutti noi, dentro una tradizione che non invecchia mai.

In J.C. et M. I.,
vostro fratello, padre Alberto Gnemmi, omi (Provinciale)