Frascati, Casa provinciale, 19 marzo 2016
Solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria

Carissimi Confratelli Oblati e Laici Associati,

Un augurio sincero per vivere in comunione fraterna la liturgia della Settimana Santa che si apre davanti a noi con la celebrazione delle Palme e che avrà nel Triduo Pasquale il suo vertice. Questo tempo dell’Anno Liturgico, unico e prezioso, possa essere celebrato da tutti noi con sentimenti di gioia, di speranza, soprattutto con propositi di responsabilità nel vivere bene la nostra vita; ossia, operando il bene verso tutti, come ci suggerisce la Scrittura, consapevoli che questo itinerario morale ci umanizza, ci educa a comprendere i significati dell’esistenza.

Amici, meno male che c’è la Pasqua nelle vene della storia! Meno male che c’è sempre la Pasqua dentro la nostra vita! Noi cristiani abbiamo questa certezza: anche se il mondo resta in balia di una grande babele, dove tutto si intreccia, bene e male, abbondanza e miseria, amore e violenza, progresso e ingiustizie, “la Pasqua” è presente e muove il bene, genera la salvezza, educa le nostre coscienze, facendole passare per i tornanti, difficili ma accessibili, del perdono, dell’altruismo, della speranza. Se tanti cristiani diffidano di Dio, lo marginalizzano fino ad escluderlo totalmente dalla vita, è forse perché hanno indagato e compreso solo superficialmente l’evento della Pasqua. E questo vale anche per noi: se la nostra fede è fragile, sgualcita, carica di ribellioni è perché è svogliato il nostro incontro con la verità della Pasqua; ossia, debole è l’incontro con l’amore di Gesù, che poi è quello della Trinità.

Se c’è un Dio che può ancora affascinare, interpellare l’anima di chi cerca la Verità per capire la propria esistenza, questo è il Dio della Pasqua, è Gesù Crocifisso e Risorto. Se un Dio può trovare credito nella coscienza di uomini e donne ragionevoli che assistono sconcertati al terrorismo religioso, alla distruzione di intere città in Siria, in Libia, a colonne ininterrotte di profughi dal Sud verso l’Europa, questo Dio potrebbe avere il volto dell’Ecce Homo, il quale non giudica, ma va incontro al male dei suoi fratelli per assumerlo, per perdonarlo. Se un’esperienza di fede può coinvolgere la vita e incidere sulla diffidenza o l‘indifferenza che si può provare verso Colui che abita l’aldilà, questa può solo venire dal Figlio dell’Uomo che “ci ha amato fino a dare la sua vita per riscattarci dal peccato”.

Domani come oggi, la storia continuerà a fare echeggiare i luoghi delle più efferate violenze, delle incredibili cattiverie, degli odi fanatici. Ma oggi come domani, la Pasqua del Dio vivente non lascerà mancare la sua impronta di amore, di perdono, di misericordia per questa storia. Non farà venir meno il suo appello all’umanità, perché desista dal male e si impegni a costruire una storia diversa. Diversa, perché vera e vera, perché semplicemente più umana, tanto da essere divina.

Mi piace evidenziare, in relazione ai duecento anni della storia oblata, come la Pasqua ricorra quest’anno il 27 marzo, stesso giorno di “quel Venerdì santo” dell’anno 1807, quando il giovane Eugenio de Mazenod, nella cattedrale di Aix, probabilmente durante la suggestiva liturgia della Croce, per grazia, incontrò in modo nuovo Gesù Crocifisso e … comprese. Comprese la Pasqua, comprese l’amore redentivo di Dio. Lo comprese in relazione alla sua vita di peccatore e fu per lui l’inizio di un tempo nuovo, di una vita nuova.

Anche nel segno di questa coincidenza di date, chiedo a me e a ciascuno di voi, consacrati e laici, di dare del tempo nella preghiera alla contemplazione del Crocifisso durante questa Settimana Santa. Nei giorni del Triduo Pasquale avremo diverse occasioni per pregare, per adorare, per ascoltare e lodare il Dio della Pasqua. Si tratta di fare esperienza dell’amore di Dio, del suo amore salvifico per ciascuno di noi. Si tratta di comprendere più a fondo il nostro Dio, di conoscerlo e amarlo come Salvatore e Redentore della nostra povera umanità, sempre da riscattare, sempre da rinnovare a dispetto dei tanti egoismi che l’attraversano.

Ogni momento liturgico del Triduo Pasquale potrà essere un’occasione di grazia per pregare gli uni per gli altri, per affidarci reciprocamente alla misericordia di Colui che ha versato il suo sangue per la nostra definitiva riconciliazione con Dio Padre.

Che fortuna, Amici, che sia Pasqua! Che grazia che ci sia in ogni giorno della nostra vita e del mondo!

Il Signore è veramente risorto e noi, oggi, ne siamo i testimoni. Noi vogliamo esserlo.

In comunione con il Superiore Generale, padre Louis Lougen, e il Consiglio Generale,
a nome dei membri del Consiglio provinciale e degli Oblati della Casa provincializia,
Buona Pasqua.

Vostro fratello, padre Alberto Gnemmi, omi (Provinciale)