Tratto da: “Un anno con S. Eugenio e i suoi Oblati” di p. Fabio Ciardi. 10 febbraio.

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Inizia il tempo liturgico della Quaresima. Una meditazione di sant’Eugenio offerta alla chiesa di Marsiglia.

Scopo [della Quaresima] è soprattutto disporre le anime a partecipare al grande mistero della risurrezione dell’Uomo-Dio, conducendole sulla via penitente e dolorosa da lui stesso tracciata, facendole salire con lui sul Calvario e scendere spiritualmente con lui nel sepolcro, per rinascere con lui alla vita nuova che ci ha acquisito con la vittoria sull’inferno, sul peccato e sulla morte (…). Saremo così altri lui, vivendo, soffrendo e morendo con lui nel giorno passeggero delle sofferenze e degli scandali, risorgendo, trionfando e regnando con lui nel giorno eterno della gloria (…).

Per farci mettere in pratica questa unione di spirito e di cuore con Gesù Cristo, la Chiesa ci chiama a percorrere i santi quaranta giorni, prima di arrivare a Pasqua. Allora, ci ritiriamo con lui nel deserto, preghiamo, digiuniamo, resistiamo alle tentazioni con lui, ci mettiamo alla sua sequela per sopportare nello spirito i travagli, le fatiche e le contraddizioni della sua vita pubblica. Nella notte ci troveremo insieme sulla montagna per raccogliere il frutto delle sue preghiere, mentre il giorno saremo testimoni dei suoi miracoli, segni che manifestano, con un legame d’amore, sia la sua misericordia che la sua venerabile persona; toccati dalla sua inesauribile carità e dalla sua tenerezza in nita per gli uomini, ascolteremo con raccoglimento la sua divina parola e, come Maria, sua santa madre, la mediteremo nel nostro cuore (Lc 2,19); ci impregniamo dei sentimenti del nostro Redentore, ci abbandoniamo alle ispirazioni del suo amore, conformiamo la nostra anima alla sua e, vivendo lui stesso in noi (Gal 4,19), condividiamo la sua vita umiliata, laboriosa e penitente, per essere così simili alla sua immagine, sempre a noi presente, perché sia al nostro sguardo il primogenito di una moltitudine di fratelli e perché, dopo essere stati chiamati e giustificati, siamo glorificati (Rm 13, 29-30). (Lettera pastorale, Quaresima 1846)