Festa della Santa Famiglia – Anno C
Letture: 1Sam 1,20-22.24-28; Sal 83; 1Gv 3,1-2.21-24; Lc 2,41-52

Sono appena trascorsi due giorni dall’aver fatto memoria del mistero dell’incarnazione: un gesto d’amore e di misericordia da parte di Dio Padre nell’aver inviato il Suo Figlio in mezzo a questa umanità. Il Mistero della nascita di Gesù ci richiama alla concretezza dell’Amore di Dio! Un Amore che è diventato carne, che ha un volto, il volto del Figlio di Dio attraverso il quale si trasmette l’Amore di Dio per ciascuno di noi! Il Natale, dovrebbe farci sperimentare la “meraviglia di questo amore infinito di Dio”; è l’invito che ci rivolge oggi la prima lettera di san Giovanni Apostolo: “vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”

La festa della Santa Famiglia che invece celebriamo oggi ci ricorda che Gesù è venuto a salvare l’umanità nascendo in una famiglia concreta, la famiglia di Nazareth. Fin da piccoli, siamo cresciuti con dei “modelli” che venivano scelti in base alla loro forza, alla loro intelligenza e ai loro superpoteri…

La Santa famiglia oggi si offre a noi come “modello” per costruire e realizzare la nostra vocazione!

Oggi la famiglia di Nazareth ci vuole svelare un “segreto”…e cioè che Dio viene ad abitare in una casa, che Dio si incarna nella quotidianità della nostra vita. La straordinaria novità del Cristianesimo sta proprio nella sua assoluta ordinarietà!!! L’Emmanuele, il Dio-con-noi sceglie la strada della famiglia per realizzare la sua missione.

Quando però ci allontaniamo da questo “modello” allora la vita diventa difficile, arranchiamo e spesso facciamo l’esperienza del fallimento… Oggi i ritmi della nostra vita sono davvero molto intensi, le preoccupazioni ci assalgono e le logiche economiche spesso determinano la vita delle nostre famiglie…

Il rischio appunto è quello di “perdere” Gesù… di perdere il nostro punto di riferimento, senza il quale è difficile prendere decisioni sagge ed evangeliche.

Oggi vogliamo guardare la famiglia di Nazareth, per rinsaldare la nostra fede e affrontare le sfide che la vita ci impone. Oggi queste tre persone ci consegnano i pilastri per rendere salda la costruzione della nostra famiglia:

il Primato di Dio: Gesù nel dialogo con i suoi genitori, richiama Maria e Giuseppe al primato di Dio! Ogni famiglia è chiamata ad esprimere questo primato di Dio in modo chiaro attraverso le scelte evangeliche.

l’amore reciproco: san Giovanni nella seconda lettura ci ricorda questo comandamento: “Questo è il suo comandamento, che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui”. L’amore reciproco all’interno della realtà familiare è il cemento che rende salda e sicura la nostra famiglia.

il perdono: all’inizio dell’anno straordinario della Misericordia, non possiamo non far riferimento al Giubileo della Misericordia. Vogliamo qui ricordare le parole di papa Francesco durante una sua catechesi dedicata al perdono reciproco nella famiglia.

La famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco senza il quale nessun amore può durare a lungo. Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura. Nella preghiera che Lui stesso ci ha insegnato – cioè il Padre Nostro – Gesù ci fa chiedere al Padre: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». E alla fine commenta: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,12.14-15). Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile. E c’è un segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse. È questo: non lasciar finire la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle… tra nuora e suocera! Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia. Ma non finire la giornata in guerra!

ed ancora…

Però la misericordia e il perdono non devono rimanere belle parole, ma realizzarsi nella vita quotidiana. Amare e perdonare sono il segno concreto e visibile che la fede ha trasformato i nostri cuori e ci consente di esprimere in noi la vita stessa di Dio. Amare e perdonare come Dio ama e perdona. Questo è un programma di vita che non può conoscere interruzioni o eccezioni, ma ci spinge ad andare sempre oltre senza mai stancarci, con la certezza di essere sostenuti dalla presenza paterna di Dio.

Affidiamo al Signore in questa domenica, tutte le famiglie…in particolar modo quelle famiglie che vivono situazioni difficili, il Signore Gesù, l’Emmanuele sia la Speranza concreta per “Ri-partire” affinchè ogni famiglia sia il luogo concreto dove si possa sperimentare la Misericordia del Padre.