Carissimi Confratelli Oblati e Laici Associati,

Che Avvento, questo, Amici! Intanto, perché ci apre come ogni anno alla gioia e alla speranza, perché un “Bimbo ci è dato” ed è portatore di vita. Gioia e speranza per chiunque: per chi è cristiano e crede nell’Eterno che si fa Uomo per stare con ogni uomo; per chi non ha questa fede, ma ama la vita e vede nell’esistenza il mistero da contemplare e accogliere.

Un Avvento che, come tutti quelli precedenti, ha le caratteristiche dell’unicità, perché ci desta al desiderio delle cose belle, semplici, buone che ci spingono a vivere nella confidenza verso gli altri, facendoci sperimentare quella “nostalgia dell’innocenza che abbiamo perso con l’età adulta”, come diceva lo scrittore Georges Bernanos, che in questo tempo liturgico non ci spinge alla tristezza, ma ci rimette in cammino per andare incontro al “Dio che viene” per amarci e salvarci.

Di questo Avvento, Amici, che soprattutto la forza della liturgia della Chiesa sa trasmettere, ne abbiamo bisogno come il pane, visto che il mondo (almeno dalle nostre parti), mentre si defila dal cristianesimo, sempre più si imbratta di paure, di morti violente, di crimini assurdi, di volgarità e arroganze per spadroneggiare sugli altri.

Un Avvento unico, questo. Ma anche particolare e, per noi Oblati, speciale.

Particolare, perché Papa Francesco, nel giorno dell’Immacolata, aprirà la Porta Santa per dare inizio all’Anno Santo della Misericordia. Già, la Misericordia: quella di Dio, di Gesù, del Padre! Scrivevo appena sopra delle tante “irrazionalità cattive” presenti nel mondo per colpa di noi uomini, ed ecco che un altro evento fa unico quest’Avvento: la bontà di Dio, il suo amore materno e viscerale (questo il significato della parola Misericordia) ci viene offerto come la risposta più sorprendente alle nostre esigenze di pace, fraternità, giustizia, perdono. Questo, nella certezza (che speranza, fratelli!!!) che l’umanità, ciascuno di noi, sia capace di accoglierla, sperimentarla, di consegnarla a chi ne ha bisogno.

Mi piace, da oblato, evidenziare quello che Papa Francesco ha scritto l’11 aprile 2015 nella bolla di indizione del Giubileo, spiegandoci il motivo di questo Anno Santo della Misericordia: “E’ il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento  della misericordia del Padre”. Il senso della missione! Non è questo un messaggio per capire cosa significhi essere cristiani? Per capire cosa significhi per la nostra vita di consacrati, di Missionari Oblati parole come vita fraterna, evangelizzazione, Chiesa abbandonata? Mi domando se la nostra storia bicentenaria non trovi il suo principale sigillo proprio in questo avvenimento dell’Anno Santo: infatti, non è la Misericordia che rinnova la vita delle nostre comunità, il nostro apostolato nell’annuncio del Vangelo, il nostro stare tra la gente con atteggiamenti di accoglienza, simpatia, compassione?

E sì, un Avvento particolare per lo spalancarsi sulla Chiesa della “Porta della Misericordia”, che diventa speciale per noi Oblati, visto che con la solennità dell’Immacolata (di mezzo c’è sempre Lei, questa Donna benedetta!) giungiamo al culmine del Triennio Oblato, cavalcando i due secoli di storia della nostra Congregazione.

Bella e profonda la lettera che per la circostanza ci ha scritto il nostro Superiore Generale, padre Lougen. Innanzitutto, ci invita a continuare il pellegrinaggio del Triennio, “cercando di rispondere alla grazia di Dio che trasformi la nostra vita”. E, nel segno dell’anno del Triennio sulla Missione, una domanda per noi: “Che tipo di missionari siamo? La risposta non è solo in ciò che facciamo, ma chi siamo come discepoli di Gesù, e come viviamo l’oblazione”. La nostra riflessione personale e comunitaria, su questo interrogativo del Padre Generale, può aiutarci a crescere nella nostra identità di chiamati alla sequela.

Avvento carico di eventi speciali. Che possono cambiarci. Farci migliori. Un’occasione unica, da Dio!

Ci auguriamo un Avvento ricco di preghiera, di gioioso apostolato svolto in nome di Colui che è buono, perché misericordioso.

Ci auguriamo un Avvento che ci permetta di giungere a Betlemme per  vedere il  “Bimbo dell’attesa”, dal quale traspare il mistero dell’Eterno, e quella Donna dell’obbedienza diventata Madre. In altre parole, andiamo a Betlemme per vedere la Vita e, come diceva il beato Paolo VI, per apprendere come si vive.

A nome dei membri del Consiglio provinciale,
degli Oblati della Casa provincializia 
e di quanti lavorano negli Uffici 
dell’Amministrazione provinciale, 

 BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!