“Uniti creiamo vita!” è questo l’inedito e significativo slogan pensato per la bellissima Missione popolare degli Oblati di Maria Immacolata vissuta, intensamente e recentemente, a Marcellina, una ridente cittadina sulla costa dell’alto Tirreno cosentino.
Missioni popolari… testimonianze tangibili dell’amore di Dio… incredibili esperienze che si susseguono e che si rinnovano suscitando sempre e comunque nuove ed indescrivibili emozioni, in un inconfondibile clima di familiarità, intriso di serenità, di pace, di condivisione, di ascolto e, talvolta, di preziosi attimi di silenzio “sospeso” che aiuta a guardarsi dentro, sollecitando riflessioni e rapide rivisitazioni di eventi vissuti, facendo riaffiorare ricordi indelebili e sussurrando, nel profondo di ogni cuore, parole di conforto e di speranza.
Proprio la familiarità vissuta e condivisa con la bellissima e accogliente comunità di Marcellina, affidata ad un giovane sacerdote, ha testimoniato la presenza viva di Gesù che ci rende tutti Suoi fratelli e che non perde mai l’occasione per ricordarci che siamo sempre e comunque tutti figli di un unico Padre!
Questo “fare famiglia”, percepito e respirato in ogni momento e in ogni luogo: nelle strade, nelle piazze, nei negozi, nei bar, nelle scuole, nei C.d.A., nelle visite agli ammalati e nelle visite alle famiglie, nonché in parrocchia, ha “spalancato le porte” a tutti attraverso l’accoglienza, la condivisione ed il coinvolgimento.
Non c’è Missione che non lasci un segno e la traccia indelebile che io mi porto, in questa circostanza, è significativamente legata ad un’esperienza che mi mancava: la visita alle famiglie!
Quanta emozione sentirsi accolti in quell’intima quotidianità familiare in cui si intrecciano vite non prive di problemi, di preoccupazioni, di confronti, talvolta di incomprensioni e comunque sempre radicate nell’amore, nel rispetto, nella pazienza, nella fiducia, nella tolleranza! Ma ancor più grande è l’emozione che pervade quando si entra nella quotidianità di vite provate da situazioni di grande solitudine e di grande sofferenza. Proprio nell’ascolto di quelle storie, raccontate con pacata rassegnazione, ho sperimentato quanto la speranza e la fede diano la forza necessaria per accettare e vivere il dolore in una dimensione diversa: nella dimensione dell’amore! Una dimensione che può trovare e offrire conforto soltanto nell’ascolto, in una parola detta, in un gesto, in un abbraccio…