BEATO JOSEPH CEBULA OMI: accogliere la volontà di Dio fino a benedire chi ci perseguita

Józef Cebula nasce il 23 marzo 1902 a Malnia, nell’attuale diocesi di Opole, da Adrian Cebula e Rozalia Buhl. È il primo di tre figli (due maschi e una femmina). Negli anni 1916-1918 frequenta la Königliche Katholische Präparanden Anstalt (Reggia scuola normale cattolica) di Opole, ma è obbligato ad interrompere gli studi a causa di una grave infiammazione ai polmoni e all’abbassamento dello stomaco. Nel settembre del 1920 entra nella Scuola apostolica dei Missionari Oblati di Maria Immacolata di Krotoszyn, dove termina il ginnasio. Il 14 agosto 1921 comincia il noviziato a Markowice ed emette i primi voti il 15 agosto 1922. È allora mandato a Liegi per il suo primo anno di filosofia: rientra a Lubliniec per completare la filosofia e frequentare tutta la teologia, quindi viene ordinato sacerdote il 5 giugno 1927. Dal 1923 al 1931 insegna alla Scuola apostolica di Lubliniec: dal 1931 al 1937 è superiore della stessa Scuola apostolica e continua a insegnare letteratura polacca. L’11 agosto 1937 riceve l’obbedienza come superiore e maestro dei novizi a Markowice, un incarico che accetta senza esitare sebbene ne esponga le ragioni per non poterlo assumere convenientemente. Scoppia la seconda guerra mondiale: l’otto settembre 1939 un gruppo di paracadutisti tedeschi è stato decimato dalle truppe polacche nella regione di Markowice.

Viene la polizia di sicurezza per la repressione e poco dopo la Gestapo che sequestra il convento, pone sotto arresto nella propria casa tutti gli Oblati e li obbliga a prender parte nei lavori forzati nelle fattorie tedesche della regione. Per aver tentato una fuga, tre padri furono ritenuti in ostaggio: tra di loro c’era p. Cebula. Il 1 ottobre 1940 si insediano nel convento i coloni tedeschi e il 1 novembre la Gioventù hitleriana occupa tutta la casa. Gli Oblati speravano di essere accolti dalle famiglie dei dintorni: un mese più tardi viene accordato a p. Cebula, solo a lui, di risiedere nel convento e gli riservano un abitacolo ridotto. Da allora, malgrado la proibizione espressa e perentoria, questo apostolo imperturbabile continua a esercitare il ministero sacerdotale nella clandestinità, anche perché il parroco di Markowice era stato arrestato. Józef esercita quindi il ministero sacerdotale, nonostante il divieto delle autorità occupanti naziste. Una denuncia per aver amministrato i sacramenti ai malati lo tradisce e sarà la causa formale per inviarlo ad opera delle SS prima nel campo di concentramento di Inowroclaw, poi nel campo di sterminio di Mauthausen. La sua ultima messa quotidiana di mezzanotte è stata celebrata il 2 aprile, in un casolare o in una cantina: finisce la sua parabola terrena nel campo di sterminio di Mauthausen, dove viene deriso, con continue vessazioni ed incitamenti alla fuga per avere un motivo fittizio per portarlo alla punizione con la morte.
Il Servizio Internazionale di Ricerche a Bad Arolsen (Germania) ha recuperato svariati microfilms di molti documenti originali di Mauthausen. Su richiesta di p. Józef Pielorz, omi, il Servizio ha risposto: “Cebula Jósef è stato imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen (data sconosciuta), numero del prigioniero 70; lì è morto il 9 maggio 1941, alle ore 12. Causa della morte: fucilato in corso di evasione”.

DALLA DEPOSIZIONE DEL TESTIMONE OCULARE, WLADYSLAW WROBEL

“Ecco cosa racconta il testimone oculare Wrobel: p. Cebula ha impressionato profondamente i criminali tedeschi a tal punto che non soltanto non l’hanno maltrattato (si parla qui dei tedeschi imprigionati per crimini di diritto comune), ma volevano salvarlo, aggiungendovi del cibo. Egli però non mangiava ciò che riceveva, e dava agli altri una parte della sua porzione che da se sola non era sufficiente per sopravvivere (neppure per lui stesso).
Gli sbirri SS venivano regolarmente alla baracca per maltrattarlo, beffandosi dei canti e delle preghiere che gli ordinavano di fare. Mai si lamentava. Ogni tanto ripeteva ai compagni di sventura che non aveva mai immaginato che degli uomini fossero così malvagi.
Dopo una settimana fu destinato al comando punitivo, i cui membri svolgevano i lavori più duri. Il p. Cebula doveva spaccare enormi pietre con un martello che non era in grado di alzare. La SS che lo sorvegliava, lo percuoteva ogni volta che alzava il martello, e gli ordinava di pregare ad alta voce”.

DALLA DEPOSIZIONE DEL TESTIMONE OCULARE BRONISLAW KAMINSKI

“Anche dopo la morte, una grande dignità s’irradiava dalla sua persona e dal suo volto, incutendo rispetto. Quelli che lavoravano al forno crematorio, avevano timore di prendere il suo corpo e buttarlo nel forno. Sembrava che dicesse ancora qualcosa, che muovesse le mani, come se benedicesse il mondo. Ma, infine è stato cremato come gli altri”.

DALLA DEPOSIZIONE DEL TESTIMONE OCULARE HENRYK RZEZNICZEK

“Il giorno dopo (la morte del P. Cebula), al termine del lavoro, quando tutti eravamo al blocco, è venuto da me un collega del magazzino del campo e mi ha detto: “Oggi, nel crematorio è stato un giorno terribile. Durante la cremazione del sacerdote Cebula è avvenuto un miracolo. Appena gettato nel forno, egli si è alzato e ha fatto il segno della croce. Tutti siamo fuggiti dal crematorio. Le SS hanno informato il comandante del campo. Bachmayer in persona è venuto al crematorio con un gruppo di SS armati. Ha detto che la salma di Cebula era stata bruciata e ci ha proibito sotto pena di morte di raccontare ciò che avevamo visto”.
Il processo di beatificazione si apre il 26 gennaio 1992 e si conclude il 13 giugno 1999 con la sua beatificazione insieme ad altri 107 martiri della fede, in una solenne cerimonia presieduta a Varsavia da Giovanni Paolo II.

PASSO DAL VANGELO

Luca, 6 27-28
“Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano”.
Dagli Scritti di Sant’Eugenio de Mazenod (Note ritiro per l’episcopato, ottobre 7-14 1832)
“Mio Dio! Se Tu non mi avessi abituato ai tratti della tua infinita misericordia, se già non avessi ispirato al mio cuore una dolce fiducia, dovrei fuggire terrorizzato. No, tu sei mio Padre che fin dall’infanzia mi ha preso per mano. Tutto quello che hai fatto per me nella vita è troppo presente alla memoria, ne risento ancor oggi troppo fortemente gli effetti, per non contare sulla tua infinita bontà, per non buttarmi, in totale abbandono, nel tuo seno paterno, deciso a fare ora e sempre tutto ciò che mi chiedi, anche se mi costasse la vita. Troppo felice di trascorrere i pochi giorni che mi restano da spendere sulla terra a fare la tua santa volontà, nelle avversità, come nella prosperità, approvato o biasimato dal mondo, consolato o sopraffatto dal dolore. Anche se non so cosa mi prepara il nuovo ministero, è comunque certo che non accadrà nulla che Tu non abbia voluto”.

SPUNTI PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

L’invito di Gesù è a benedire anche coloro che ci maledicono, anche i nemici. Dove possiamo trovare le risorse per benedire ogni essere umano?
Sentiamo il desiderio di abbandonarci alla volontà di Dio anche nelle avversità?
Siamo in grado di scorgere anche nelle persecuzioni la mano misericordiosa di Dio capace di trasformare ogni cosa e rivolgerla alla generazione del bene?