Amata, apprezzata, contestata, imitata. La comunità oblata di Marino laziale (Roma), al traguardo significativo dei suoi cinquant’anni di vita, ne ha vissute davvero tante. Da quell’autunno del 1967, quando alcuni Oblati e un manipolo di giovanotti cominciarono ad abitare la casa in corso Vittoria Colonna nella cittadina dei Castelli romani alle porte di Roma, migliaia di giovani e adulti sono passati in questo luogo che parla di Dio e aiuta a camminare sulle sue vie. Quale siano gli elementi portanti di questa comunità che ha la vocazione di accogliere i giovani, è abbastanza noto. A Marino non ci sono segreti: si vive il Vangelo, si ricerca la Volontà di Dio, si costruisce la comunità, ci si forma per essere testimoni e vivere una missione a 360 gradi.

Le rivoluzioni nascono dal basso, dalla profezia, da singoli che sanno sognare insieme (intercettando i piani di Dio) e tutto sacrificano a questo sogno: progetti personali, vita comoda, beni economici. Non sono mancati in questi cinque decenni momenti di stanchezza, limiti e debolezza che hanno reso più duro il cammino, ma la luce di Marino ha brillato sempre. Per i Missionari Oblati di Maria Immacolata, per la missione, per la chiesa intera. Tanti hanno trovato, visitando la comunità o trascorrendovi alcuni anni, conforto, misericordia, ispirazione, ardore. L’impronta focolarina (perché Marino nasceva da Oblati che aderivano al Movimento dei Focolari), non è stata un limite o una sorta di doppia identità. Ora essa si è completamente diluita in un vissuto comunitario e missionario che rende questa comunità autentica e coraggiosa.

Ispirata dal passato, ancorata al presente, Marino si muove oggi con vivacità accogliendo i giovani del terzo millennio, le loro attese, talenti e fragilità. Certo, parole come comunità e missione nel dopo Concilio avevano un peso specifico importante. Oggi, nella migliore delle ipotesi, quando si parla di comunità si pensa a comunità di recupero e quando si parla di missione a missioni umanitarie… Si partiva da casa con il desiderio di costruire la comunità missionaria, di sacrificarsi al di là della propria realizzazione, di partire verso lidi sconosciuti. Il mondo giovanile di oggi sembra più chiuso e pauroso e paga colpe in parte non sue; al meridione d’Italia, un giovane su due non ha un lavoro. Soggiornando qualche giorno in quella comunità si sente sempre la freschezza, il gusto del bello, lo spazio giusto per i sogni e la voglia di impegnarsi. È su queste basi che Marino continua il suo cammino.

(editoriale di Pasquale Castrilli omi, tratto da MISSIONI OMI 8-9/2017)